LEVANTE. Considerazioni del mattino UNA BIZZARRA TRAVERSATA
di Maurizio Terzetti
L’Umbria sta puntando molto sul cicloturismo, sotto molteplici forme: quelle organizzate nelle ciclabili, quelle legate a percorsi nell’arte e nel paesaggio con assistenza di pedalata e talvolta di pedalata assistita, quelle dei ciclisti atletici di ogni età che escono non più solo la domenica, quelle un po’ più irregolari che ti fanno incontrare grupponi di stranieri alle porte dei centri storici confusi nella viabilità ordinaria e alle prese, a loro vedere, con una sentieristica pseudo dolomitica.
Il fenomeno è gradevole, anche se accentua un tratto collinare-montuoso della nostra regione che non è da noi dominante: bisognerebbe rivedere, a partire dalla nostra storia ottocentesca, i vari usi “montani” e “vallivi” della bicicletta e – credo – ne uscirebbe una qualità della vita significata dalle due ruote notevolmente più appannaggio di Foligno, ad esempio, che di Assisi, senza andare nella Valnerina.
Eppure, oggi, grazie soprattutto alle mountain bike e ad altri mezzi ciclistici molto evoluti, passeggiare in Umbria come “bellezze in bicicletta” e, in bicicletta, in mezzo alle “bellezze” ambientali e artistiche della regione sta diventando sempre più facile, trasversale a ogni tipo di polpaccio e fonte di valorizzazione turistica sulla quale pochi potranno eccepire.
Proprio per questo mi viene in mente una proposta che vorrei chiamare “Biciviario”, cioè intitolazione di percorsi in bicicletta ai principali beni e personaggi culturali che il turista, o il residente, potrebbe essere invitato a fare in scioltezza più o meno relativa a causa di quel rapporto fra collina e valle di cui si è sempre detto per l’Umbria. E, se riuscirò a esemplificare bene l’idea, il “Biciviario” potrebbe anche diventare un “Abiciviario”, cioè l’essenziale per partire, o ripartire, alla scoperta di questa regione, secondo il grado di conoscenza e di familiarità che possiamo averne.
Così, salvo errori od omissioni che chiunque, ben gradito, potrà segnalare, propongo questo elenco di battesimi ciclistici del patrimonio culturale e turistico umbro, partendo dall’AltaValle del Tevere e finendo sui confini con Tuscia e Lazio:
i bicicretti per viaggiare intorno a Città di Castello (dai “cretti” di Alberto Burri);
le biciagilla per viaggiare intorno al Trasimeno (dalla ninfa Agilla della leggenda del Lago):
i biciceri per viaggiare intorno a Gubbio (dai simboli dell’identità regionale);
le biciinbraccio per viaggiare intorno e dentro Perugia (da Braccio da Montone);
le bicilaude per viaggiare intorno ad Assisi e nella Valle Umbra (dal canto di San Francesco);
le bicitopine per viaggiare intorno a Foligno (dal Topino che attraversa la città);
le biciducali per viaggiare intorno a Spoleto (dalla tradizione longobarda);
le bicijac per viaggiare intorno a Todi (dalla figura mai così moderna come oggi di Jacopone);
le bicinerine per percorrere tutta la Valnerina (dal nome del – della Nera);
le biciconca per attraversare tutta l’area dominata da Terni (dalla Conca Ternana);
le bicirupe per viaggiare intorno e dentro Orvieto (dalla Rupe su cui sorge la città);
le biciclopiche per viaggiare verso Amelia (dalle Mura Ciclopiche della città);
le biciperroma per viaggiare verso Narni (dal ponte romano di Augusto di questa città).
E, per completare questa bizzarra traversata, quattro percorsi molto trasversali, a mo’ di itinerari che frequentemente si trovano strutturati nel marketing turistico della regione:
le biciperbacco per percorrere le vie del vino
le bicioleate per percorrere le vie dell’olio
le bicilenticchia per itinerari gastronomici leggeri
le bicisuinechianine per itinerari gastronomici forti
le bicicarpetrote per itinerari gastronomici con fauna ittica d’acqua dolce.
La conclusione, però, la vorrei lasciare a due percorsi digestivi:
le bicidottori per gustare il paesaggio (dal grande pittore Gerardo Dottori)
le bicipenna per gustare la poesia dell’Umbria (dal grande poeta perugino-romano Sandro Penna).