Lo sceneggiato sulla ‘Luisa’’ ci ha proposto una Perugia che sul fronte imprenditoriale suscita una certa invidia. Ed ha illuminato un amore costretto a farsi clandestino

Nostalgia per una Perugia che, in larga misura, nessuno dei viventi ha assaporato? Senza cedere al fascino della grande retorica bisogna ammettere che la Perugia emersa dalle quinte, sempre più aperte dall’incedere delle due puntate dello sceneggiato ‘’Luisa Spagnoli’’, è un angolo storico che induce a qualche riflessione. Due o tre analisi, tanto per non andar troppo per le lunghe.

Intanto il rapporto tra l’imprenditore e i suoi dipendenti. Vista con gli occhi di oggi quella relazione sembra un edulcorato tuffo nell’utopia. Tutti uniti, come fossero rinserrati in un solo pugno. O, per dirla col linguaggio delle creazioni al cioccolato di 100 anni fa, in un solo ‘’cazzotto’’, oppure in un solo ‘’bacio’’. Tutti pronti ad affrontare, con orgogliosa c compattezza, i momenti industriali meno fortunati e perfino le vicissitudini di una guerra- la ’15-’18- che lasciò soltanto alle donne il compito di spingere la vita in avanti.

C’è troppo Sindacato addolcito da latte e miele nel racconto proposto dal regista della ‘’Luisa’’? O, invece, siamo noi, sindacalizzati dall’era più moderna, ad aver azzerato il piacere di lavorare col senso del gruppo e col gusto di un’ispirata visione sociale? Rispondano, se vogliono, i politici, i sindacalisti e i dipendenti che, in ogni settore lavorativo, concepiscono il ‘’padrone’’ come un nemico da contrastare sempre e comunque.

Certo, le serpi in seno c’erano anche allora, come testimonia la perfida operaia che, con lusinghe sessuali tenta, a pagamento, di sputtanare Giovanni Buitoni. Però la mela marcia- asseriscono gli sceneggiatori- non avvelena il resto del cesto.

Roba di ieri o dinamiche possibili anche oggi?

La seconda riflessione è un po’ agganciata alla prima: Luisa Spagnoli , l’imprenditrice venuta dalla povertà e dalla fame, inventa i servizi di assistenza ai propri collaboratori: asili e mense. Guizzi che, fra lo stupore generale, sono stati riproposti, alcuni decenni dopo, per esempio da Adriano Olivetti, in Piemonte, o da Leonardo Servadio in Umbria. E’ chiaro che si lavora meglio, e più contenti, se ci si sente, compresi e assistiti.

IL terzo spunto viene suggerito dal moralismo un po’ ipocrita del tempo che fu: un amore scandaloso quello tra Luisa e Giovanni: lei sposata e madre di tre figli, lui di 14 anni più giovane. Quella società non era, per mille implicazioni, in grado di reggere un amore così fuori dalle righe. E loro, i due amanti, si trovarono costretti a volersi bene da clandestini. Una clandestinità dedicata non tanto alla benevola intelligenza del marito di Luisa, ma al chiacchiericcio di una città molto disposta a cucire i panni addosso agli altri.

Oggi cosa accadrebbe se maturasse, in un certo ambiente, una simile vicenda? Se un uomo e una donna si amassero pur non potendolo…socialmente? Certo, il mondo è cambiato! Ma, per dare il senso della lentezza di queste evoluzioni, basta ricordare che poche decenni la clamorosa relazione tra il campiuone di ciclismo Fausto Coppi e la moglie del suo medico, vene caratterizzata da arresti e irruzioni notturne.

Oggi certe cose si fanno. Anche molto di più.

Però è meglio non farlo sapere perché altrimenti si rischia di far riemergere la Perugia così pettegola cento anni fa.

Cari amanti, fatelo, ma non ditelo troppo!

RINGHIO

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