RASSEGNA STAMPA DEL CENTENARIO: 12 – 21 GENNAIO 1915
di Maurizio Terzetti / Risparmiata, ancora per qualche mese, dalla guerra, l’Italia è colpita, il 13 gennaio, da un catastrofico terremoto, così violento e drammatico che, in proporzione, è classificato come ancora più grave di quello di Messina, avvenuto solo sei anni prima.
L'epicentro è, nella Marsica, la città di Avezzano, che le cronache riferiscono come letteralmente “polverizzata”.
In Umbria, il 14, “L'Unione Liberale” dà conto di sei morti “in quel di Rieti” e dei danni praticati dal sisma al patrimonio monumentale: “A Todi la fortissima scossa lesionò la volta della nave centrale dell'antica e caratteristica Cattedrale riaprendo vecchie lesioni nella facciata. Altre lesioni piuttosto gravi ebbe a soffrire l'ultimo piano del Palazzo Vescovile. A Terni gravissimi danni hanno subito la monumentale Basilica di S. Valentino e lo storico ex convento delle Grazie. A Ferentillo è caduta parte del cornicione del campanile e ha subito forti lesioni la chiesa, pur essa monumentale, della storica Abbazia di S. Pietro. Da tutti i paesi della Valnerina giungono notizie di danni e lesioni ai fabbricati, come a Papigno, Arrone, Montefranco. Altre notizie di gravi danni giungono dalle linee ferroviarie di Spoleto e di Rieti”. Mentre il Prefetto Pericoli, insieme al Maggiore dei Carabinieri, all'ingegnere capo del Genio Civile e ad altri funzionari, si precipita nella Sabina, al Turreno, in segno di lutto, si sospende la terza replica dell'”Andrea Chénier”. Il sindaco Valentini decide che il ricavato del concerto in onore di Giovanni Sgambati, che si terrà alla Sala dei Notari il 25 gennaio, sia devoluto a favore dei superstiti del terremoto; all'organizzazione di un secondo grande concerto con le stesse finalità sta pensando il Sindacato umbro dei corrispondenti dei giornali quotidiani; la “Croce Rossa”, infine, si mobilita “per adempiere la sua pietosa missione”.
La vita – e la guerra, preparativi compresi – però proseguono. Ecco un articolo – intitolato “Indiscrezioni e fantasie” - particolarmente rivelatore del clima che si sta vivendo in Italia e in Umbria a pochi mesi dall'entrata in guerra: “Hanno una larga e abusiva circolazione, trovano immeritata fiducia se non nei giornali, almeno nelle conversazioni e nelle chiacchiere di caffè due notizie che è opportuno vagliare. Si dice o si mormora che è imminente la mobilitazione generale in Italia. I meno discreti fra i propalatori di questa voce arrivano persino a precisare un determinato giorno dell'ultima decade di questo mese per la realizzazione di tale avvenimento. Ne segue una certa perturbazione nelle famiglie e anche negli affari. Ora è bene osservare che la mobilitazione ha ormai una preparazione così esatta e meccanicamente perfetta che essa può essere effettuata fra pochi giorni, dappertutto e in poche ore in alcuni punti che non è il caso d'indicare. È perciò ridicolo pensare che qualcuno possa dire 15 o 20 giorni prima esattamente quando il fatto, che è destinato a compiersi, si compirà. A conoscere la data non potrebbero caso mai esservi che pochissimi, e fra questi, chi la propalasse commetterebbe un atto di lesa patria e un vero crimine. Nessuno oggi è in grado di affermare se dovremo ricorrere o no alla mobilitazione ed è più assurdo pretendere di poter assegnare un determinato giorno allo squillo di questa diana. Ognuno deve seguire per conto suo la condotta che il Governo ha adottato: continuare la vita ordinaria come se la nostra pace non fosse insidiata, pur tenendosi preparati ad ogni evento, che può avvenire da un giorno all'altro o da un'ora all'altra, in quiete e con la fermezza senza lasciarsi turbare mai da alcune voci non autorizzate, non attendendo altro appello che quello del governo del Re. L'altra diceria che allarma le famiglie in questi giorni di chiamata alla leva è che i medici militari abbiano l'ordine di considerare tutti ad ogni costo come validi al servizio. È una imitazione sciocca di quello che si dice sia specialmente avvenuto nella monarchia austro-ungherese; ciò che si può fino a un certo punto comprendere in uno Stato condotto militarmente nelle penose condizioni a cui l'impero vicino si è condotto. Ma a prescindere che un tale comando senza senso oggi non potrebbe essere dato e che sarebbe imprudentissimo in tempi di neutralità diffondere una istruzione così delicata e riservata a qualche centinaio di sanitari, i quali poi in sostanza dovrebbero mancare alle norme dell'umanità previste anche dal loro carattere professionale mandando gli incapaci non a combattere utilmente per la patria, ma a vanamente soffrire, si deve riflettere che indipendentemente dall'arruolamento degli inabili, noi abbiamo un magnifico esercito fresco, ben allenato, ben istruito, tale che, senza queste disperate risorse degne solo di Stati già fiaccati, rappresenta una forza decisiva in Europa. Del resto non gioverebbe molto nell'ora dell'azione portarsi dietro i deboli e gli invalidi, che ingombrerebbero gli ospedali e le ambulanze, mentre la mobilitazione dei soldati forti e già istruiti ci assicura un esercito imponente, per il quale, anche senza entrare in imprudenti particolari, possiamo non solo sentirci rassicurati, ma assolutamente orgogliosi. Non perdiamo dunque tempo in supposizioni, non raccogliamo le ciarle, lasciamoci guidare da chi ha diritto alla nostra fiducia ed aspettiamo i fatti con costante tranquillità di spirito”.
Fra il terremoto e il clima di mobilitazione dissimulata sono molti gli intrecci che la stampa si premura di far risaltare in chiara chiave propagandistica. Ecco Benedetti, sull'”Unione Liberale”, il 19 gennaio, sotto il titoletto “La storia non muterà”: “Le varie 'Zeit' e i giornali che hanno quasi provato diletto per la nostra sventura, avranno dovuto mordersi le labbra per l'insuccesso delle loro constatazioni, delle quali non senza un sentimento di compiacenza che l'Italia può fare da sé, anche quando rivolge tutta la sua cura al costoso apparecchio della difesa nazionale. Il Governo pur dedicando tutta la sua opera alacre per riparare le conseguenze della sventura non può e non deve dimenticare che in questo momento occorre tener viva l'attenzione sullo svolgimento degli avvenimenti internazionali. La nomina del nuovo ministro degli Esteri dell'Impero austro-ungarico interessa la nostra politica assai da vicino. Uno dei maggiori uomini di stato dell'Ungheria, Andrassy, ha dichiarato che il nuovo ministro deve compiere un abile riordinamento della diplomazia e deve 'cercare nuove alleanze per impedire l'affacciarsi di nuovi nemici'. È chiaro che l'allusione è rivolta all'Italia ed alla Rumenia, ma soprattutto al nostro paese. Le insidie aumentano poiché l'Austria ormai lascia intendere il desiderio di pace, raggiunta naturalmente a tutto nostro danno e pericolo. Nuove e più gravi minacce si affacciano nell'orizzonte europeo e noi abbiamo bisogno di pensare ad assicurarci la tranquillità e lo sviluppo della nostra vita nazionale, integrata dalla volontà suprema dei nostri destini. La recente sventura ha turbato e commosso gli italiani, ma non li ha abbattuti. Il nostro popolo non è di quelli che si lasciano vincere dalle sventure, anzi, a traverso di esse consolida il proprio avvenire e la sua grandezza.”
La guerra, intanto, prosegue su tutti gli scacchieri, ma in Francia, in Belgio e un po' dovunque deve fare i conti con il maltempo di stagione: in Belgio “tempesta di neve e cannoneggiamenti intermittenti”, in Francia “ebbesi tempo pessimo con pioggia, neve, nebbia e fango che contribuì molto a rallentare le operazioni”, un “comunicato del generalissimo tedesco” annuncia che “nel teatro della guerra orientale il tempo è pessimo.”
E mentre l'opinione pubblica viene confortata illustrando le vistose trasformazioni che si registrano a Valona ad opera delle truppe italiane, in Umbria c'è spazio, sull'”Unione Liberale” del 21 gennaio, per una rasserenante polemica tutta locale, intrecciata però volutamente con l'evoluzione del conflitto in atto: “Conveniamone: l'amministrazione liberale di Tuoro meritava di cadere. La sua insufficienza era dimostrata da molte circostanze: prima fra tutte quella di non aver fatto sntire la sua voce nelle Cancellerie europee e nella politica internazionale. Ora invece l'amministrazione popolare di Tuoro non dimentica questo supremo dovere di ogni degna amministrazione demo-anticlericale e si dice che l'Europa attonita mediti sui responsi dei nuovi numi tutelari di Tuoro del Lago e di altri siti ancor! I nostri lettori potrebbero credere che noi scherziamo. Niente affatto; è la pura verità. Basta leggere l'organo ufficiale del partito demo-massonico-socialista riformista (e del Rettorato universitario n.d.r.) il 'Grifo Rosso' per convincersene. Il 'Grifo Rosso' del 16 gennaio dando conto di una festa democratica in cui i nostri nuovi amministratori esposero il loro programma – un po' in ritardo, ci pare - , scrive queste testuali parole: 'Parlò poi l'avv. Orfeo Buattini sul compito dell'amministrazione comunale in quest'ora tragica per l'Europa; ed egli seppe riscuotere gli applausi generali'. Oh, bravo signor Orfeo! Speriamo che ella abbia comunicato anche a S. E. Sonnino le sue vedute circa la salvezza dell'Europa e del mondo in rapporto con la nuova amministrazione comunale di Tuoro, cui ella, nonostante l'antico galoppinaggio pro Gallenga, è ora tanta e sì degna parte. Che sfortuna aver perduto il signor Orfeo dalle nostre file.”