Sassoli e la complessità della politica
di Alvaro Bucci
“Le vicende che ci riguardano anche oggi nascono perché forse non siamo stati capaci di intravedere, di scavare nelle inquietudini che l’Europa provoca ogni volta che si trova a confrontarsi con la modernità”. E’ uno dei punti della riflessione di David Sassoli, nuovo presidente del Parlamento Europeo, non in occasione della sua elezione a Strasburgo, ma all’ultima Assemblea nazionale dell’associazione dei cattolici democratici Agire politicamente,tenutasi a Roma il 10 maggio scorso, nell’ambito del Colloquio Politico sul tema “Per un nuovo umanesimo europeo: popoli, religioni, culture”. Un appuntamento importante cui hanno partecipato anche gli aderenti di Foligno.
Trova certamente correlazione, con il punto di riflessione ricordato all’inizio, l’affermazione di Sassoli nel suo primo discorso al Parlamento europeosecondo cui “Dobbiamo avere la forza di rilanciare il nostro processo di integrazione, cambiando la nostra Unione per renderla capace di rispondere in modo più forte alle esigenze dei nostri cittadini e per dare risposte vere alle loro preoccupazioni, al loro sempre più diffuso senso di smarrimento”.
Da convinto cattolico democratico, Sassoli può ben considerarsi un amico di Agire politicamente, avendo spesso partecipato agli incontri di questa associazione, specialmente negli ultimi tempi. Agire politicamente, quindi, attraverso il suo coordinatore nazionale Lino Prenna, ha manifestato tutta la sua soddisfazione ed espresso affettuose congratulazioni al suo “autorevole amico”, che costituirà certamente una garanzia dal punto di vista della possibile traduzione dei valori del cattolicesimo democratico in ambito di Unione Europea.
Nel corso della sua riflessione, Sassoli, convinto assertore della “complessità della politica, lapolitica vera, non le semplificazioni”, come ha ricordato qualche quotidiano, ha tenuto a sottolineare come la crisi in cui versa oggi l’Europa abbia origini molto precise da ricercare “nell’assecondare la semplicità ed evitare la complessità”, evitandoci così di fare i conti con la modernità, che ci pone dei problemi molto complessi.
Appare al riguardo agevole, a mio avviso, constatare come il fenomeno complesso delle migrazioni non possa essere risolto con una politica semplicistica dei “porti chiusi”.
Sassoli ha quindi espresso la convinzione che, nell’attuale passaggio, “non saremo utili se ci limitassimo soltanto alla difesa dei nostri valori”. Perché sarebbe necessario chiedersi a cosa servono questi valori europei, a chi servono e “quale è la sfida in questo momento in cui dovremmo esercitarci con un po’ di profondità”.
Perciò sarebbe riduttivo, per Sassoli, se si rispondesse soltanto che l’Europa serve agli europei, perché “un’Europa che ha come riferimento il proprio ombelico, il proprio cortile, il proprio dibattito interno, le proprie questioni, avrà delle difficoltà e troverà delle difficoltà molto forti”.
“Ma l’Europa può essere l’assicurazione sulla vita dei nostri Paesisolo se saprà interrogarsi sui processi globali, su quelli in atto e su quelli che verranno domani”.
In altre parole, secondo Sassoli, l’Europa non è soltanto la difesa degli standard di vita degli europei, perché i suoi valori possono essere, sì utili a conservare gli standard dei cittadini europei, ma anche a un dialogo, a un confronto con il resto del mondo.
Riferendosi, infine, all’invito di papa Francesco ad “umanizzare la globalizzazione”, Sassoli ha richiamato il ruolo degli europei a “fare in modo che il mondo abbia delle regole, ma non solo delle regole, ma abbia delle regole con dei valori”.