Se prevenire è meglio che curare, questo deve valere in ogni campo, dalla sanità all’ambiente
di Franca Dal Monte| Un chiaro messaggio viene dagli archivi della dominazione francese in Italia. Agli inizi del 1800 le estati non saranno state certo bollenti come quelle attuali, almeno secondo quanto ci fanno credere, ma già ad agosto gli editti e le disposizioni dell’impero napoleonico sulla cura degli argini e dei fossi lungo le cosiddette strade imperiali e di campagna sono talmente ripetitivi da apparire martellanti. Dalle carte dell’Impero Francese, Prefettura del Trasimeno, il Prefetto, Barone Roederer, il 31 agosto così dispone (arretè): ”Visto il rapporto dell’Ingegnere in capo del giorno 30 di questo mese, da cui risulta che i Fossi e Torrenti qui sotto nominati hanno cagionato ultimamente dei danni considerabili alle Strade Imperiali, perché dai Proprietari confirmati si è trascurato di farne spurgare il letto e ristabilire gli argini e che lasciandoli nello stato attuale questi danni si farebbero molto maggiori… considerando che il buono stato del letto, e degli argini dei fossi, e torrenti interessa non meno al Governo, che ai particolari, perché tende al vantaggio dell’agricoltura e che nel caso presente il Tesoro pubblico vi ha ancora un interesse diretto, atteso che vi sono delle strade imperiali le quali possono essere danneggiate dallo straripamento delle acque….. i fossi saranno spurgati e riarginati dai proprietari frontisti e a loro proprie spese, ciascuno per la porzione che gli spetta in ragione della linea di confine della sua possidenza e saranno terminati prima del 30 settembre prossimo…. Il Maire della Comune, passato il detto termine, e non cominciati i lavori, li farà subito eseguire d’ufficio e senza alcuna formalità e l’anticipazione della spesa si farà dalla Cassa Comunale, che ne sarà reintegrata seguita la percezione sugli obbligati. L’ingegnere dei Ponti e strade del Circondario nel giorno primo di ottobre si porterà alla visita e verificherà se sono stati tutti spurgati e riarginati, redigerà processo verbale di tutte le trasgressioni e ce ne rimetterà copia prima del sei ottobre. 31 agosto 1810”. Con un semplice copia/incolla e qualche riadattamento lessicale, i nostri sindaci potrebbero riportare questa preziosa, collaudata pratica agronomica, divenuta ormai improcrastinabile, visti i”diluvi” dei giorni nostri in tutta la penisola. Eppure nessuna traccia di guardie campestri, preziose figure del tempo in cui non esisteva nemmeno la parola ecologia, o di guardie Provinciali, vista la cancellazione delle Province, senza che le relative spettanze siano state trasferite con chiarezza a chicchesia. La stagione è ancora siccitosa, ma gli zelanti burocrati napoleonici ci insegnano che proprio in estate si pensa all’inverno, come un aggiornato commerciante. Come la formica suggeriva alla cicala, in questi mesi soprattutto in cui, dopo le veloci trebbiature, si ripulisce il terreno dalle stoppie, consentendo a quelle potenti, gigantesche macchine agricole di non arrivare fino al ciglio delle strade, ma lasciare posto a quelle fessure ai bordi, strategiche per la raccolta delle acque piovane. A guadagnarne agricoltura ed ambiente, perché, oggi come allora, dalla terra ogni Bene.