Una tragica sfilata di morti riporta in scena il ‘caporalato’’, schiavismo che non riguarda soltanto il sud d’Italia

Meglio tardi che mai. Ora il Governo nazionale dice di voler affrontare a brutto muso la terribile piaga del caporalato in agricoltura. Il ministro Martina annuncia norme durissime contro gli schiavizzatori e confische micidiali da realizzare- finalmente- sulla truce speculazione di proprietari terrieri che sfruttano il sudore (e il dolore) di migliaia di disgraziati, costretti dalla fame a sgobbare in nero ore e ore sotto il sole per portare a casa una manciata di euro. Per risuscitare l’indispensabile scandalo ci son volute le morti a catena di poveri diavoli (uomini e donne) stroncati da fatiche inumane. E- guarda caso…- sono rimbalzati sulla scena nazionale dati (ufficiali….) più che allarmanti: rivelano fra l’altro che in tutta Italia quasi il 33% del lavoro è coordinato dai ‘’caporali’’ che ingrassano spolpando la disperazione degli affamati. Certo, al Sud questo fenomeno è più diffuso: cioè una prassi costante, risaputa e accettatissima. Transita quasi tra l’indifferenza generale. Ma certe realtà galleggiano anche nelle regioni del centro-nord, Umbria compresa. La Cgil, non molto tempo fa, diffuse dati piuttosto eloquenti. Gli sfruttatori ci sono: pure dalle nostre parti trovano gli sfruttandi e non esitano ad approfittarsene.

Domanda istintiva e fin troppo ovvia: sarà risolutivo il giro di vite normativa annunciato dal Governo nel momento in cui l’indifferenza nazionale è stata scossa da una sequela di morti vittime dell’ingiustizia sociale e del caporalato?

Oppure, superata l’emozione del momento, tutto continuerà come prima, cioè peggio di prima?

Si sa che un adagio popolare ricorda, con saggezza, che quando ‘’occhio non vede, cuore non sente’’.

E dunque: ben vengano le misure anti-schiavismo, però davvero si allertino tutti, compresi naturalmente politici, sindacati, forze dell’ordine e magistrati. Certe cose evolvono quasi alla luce del sole. Quindi….

RINGHIO

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