Regione, approvato l’assestamento di bilancio: il centrodestra azzera l’opposizione
Formalmente si chiama assestamento di bilancio. Di fatto, si tratta di un vero e proprio aggiornamento del bilancio di previsione alla luce di vicende economiche e finanziarie sopravvenute e nuove situazioni verificatesi dopo la sua approvazione. La legge di assestamento condivide la struttura del bilancio di previsione. Ebbene, questa mattina l’Assemblea legislativa di Palazzo Cesaroni ha approvato a maggioranza, con 13 voti favorevoli (Lega, Fdi, Fi, Gruppo Misto), 5 contrari (Pd, M5S, Bianconi-Misto) e 2 astenuti (Patto Civico, Porzi-Misto), l’assestamento del bilancio di previsione della Regione Umbria 2023-2025. Dalla relazione dell’ex leghista Daniele Nicchi, ancora oggi presidente della prima commissione consiliare, sono emerse tre cose: canoni idrogeologici, Irpef, Irap – cioè le imposte che gravitano sul reddito delle persone e sulle attività produttive dell’Umbria – hanno portato più soldi nelle casse regionali (circa 14 milioni di euro); le quote del Fondo sanitario indistinto sono state incrementate per gli esercizi 2023, 2024 e 2025 di 54 milioni e 994 mila euro; i canoni derivati dalle concessioni (come nel caso delle grandi derivazioni idroelettriche presenti in Umbria) hanno fatto registrare maggiori entrate. Fin qui nulla da eccepire. Si tratta esclusivamente di aspetti tecnici dovuti ad ulteriori disponibilità di bilancio e che consentono a chi governa, in questo caso il centrodestra, di predisporre una manovra finanziaria aggiuntiva. In realtà, tra gli emendamenti della Giunta regionale c’è anche quello che riguarda l’avanzo di amministrazione dell’Assemblea legislativa. Infatti, il rendiconto del 2022 di Palazzo Cesaroni registra un avanzo di amministrazione pari a 4 milioni di euro, una cifra consistente non spesa dall’Ufficio di presidenza che torna quindi nel bilancio regionale. In poche parole ci troviamo di fronte ad un surplus di risorse assegnate all’Assemblea legislativa che devono essere restituite al Bilancio generale della Regione. Quattro milioni di euro che da Palazzo Cesaroni passano a Palazzo Donini con la Giunta regionale che ha già deciso, e il Consiglio regionale ha approvato di pari passo, dove sistemare queste risorse non spese, ovvero nel fondo per il coofinanziamento regionale dei programmi comunitari. Una scelta legittima da parte della maggioranza anche se due riflessioni si impongono: se non fossero arrivate le risorse dell’Assemblea legislativa con quali fondi si sarebbe coperto il coofinanziamento dei Programmi Fesr e Fse ? Non si tratta di una considerazione banale trattandosi di investimenti rilevanti per l’Umbria. La seconda riflessione riguarda, invece, il Consiglio regionale: di fronte ad un avanzo così rilevante è possibile che l’Assemblea legislativa, cioè il “Parlamentino” dell’Umbria, non avesse alcuna necessità e idea per rafforzare le sue competenze e funzioni istituzionali ? Ma quello che sorprende di più dal voto di oggi è l’atteggiamento tenuto in aula dall’opposizione, a partire dalla spaccatura che si è registrata al momento della votazione finale. Se è vero, come lo è, che la legge di assestamento condivide la struttura del bilancio di previsione, allora ci troviamo di fronte all’ennesima contraddizione delle forze di opposizione. Una antinomia che alla fine rende debole e poco credibile l’opposizione. I due voti di astensione di Andrea Fora (Patto Civico- Italia Viva) e Donatella Porzi (Misto-Terzo polo) minano la credibilità dell’intera minoranza. Lo stesso Fora, nella dichiarazione di voto, ha sottolineato che “con questo atto si compiono un’azione tecnica e una politica”, riconoscendo quindi alla sua astensione un valore anche politico. Non è sicuramente un buon viatico per la coalizione di centrosinistra in vista delle prossime elezioni amministrative. L’altra incongruenza riguarda tutti i gruppi di opposizione: per la prima volta nella storia di Palazzo Cesaroni la minoranza, su atti così importanti, non presenta emendamenti. Un atteggiamento incomprensibile, che non si riesce a spiegare o a giustificare. Un comportamento misterioso di cui non si comprendono davvero le ragioni politiche. A fare i salti di gioia è sicuramente il centrodestra con il consigliere leghista Valerio Mancini, presidente della seconda commissione, che beffeggia l’opposizione: “Se avessero voluto modificare le scelte del centrodestra avrebbero potuto presentare gli emendamenti, ma per fare questo sarebbe stata necessaria una visione politica”. Forse, proprio per questo il centrodestra continua a vincere le elezioni.