ACCORDO LONDRA BRUXELLES: CHI HA VINTO ?

di Pierluigi Castellani

L’accordo raggiunto tra i negoziatori della Commissione Europea e quelli dell’ Inghilterra chiude la questione della Brexit senza troppi danni per l’economia del continente europeo e per quella della Gran Bretagna, ma lascia sullo sfondo  un’ombra di insoddisfazione che non si sa su chi gravi di più tra i due contraenti. Resta un fatto, sia  Ursula von der Leyn che Boris  Johnson si attribuiscono il merito di aver vinto questa difficile partita. Non potendo ancora conoscere nel dettaglio tutte le 1246 del divorzio consensuale tra Europa e Inghilterra una questione però rimane subito in evidenza: l’accordo salvaguarda soprattutto i commerci tra i due partner. Viene così istituita una zona di libero scambio commerciale vantaggiosa, sia per gli inglesi che per gli europei, stante il notevole flusso commerciale di là e di qua della Manica. Solo per l’Italia  si tratta, stando ai dati del 2019, di 30 miliardi di sterline (33 miliardi di euro), con 20 miliardi  di nostre esportazioni e 10 miliardi di importazioni. Quindi i prodotti italiani potranno andare oltre Manica senza subire dazi ma dovranno scontare maggiori controlli doganali, che comporteranno certamente aggravi di costi per le aziende italiane per l’approntamento di una più efficace struttura burocratica e amministrativa. Allora salvati i commerci, tutto bene? Non appare proprio così se si pensa che i giovani non potranno avere più l’opportunità dell’Erasmus e che potranno andare a lavorare  in Gran Bretagna solo se qualificati e solo se avranno in tasca un contratto di almeno 25.600 sterline. Sarà difficile d’ora in poi per questi giovani attraversare la Manica per fare i camerieri, i pizzaioli, studiare , perché per loro le rette universitarie verranno raddoppiate, o semplicemente per imparare la lingua se non con un visto turistico di breve durata. Insomma come non pensare che l’intesa tiene conto che l’Europa rimane per il regno Unito solo una zona di libero scambio e non l’Europa della cultura, dei valori e della solidarietà. Tutto questo a mio parere è sullo sfondo  e resta tutt’al più come  generoso sforzo di volontà l’obbiettivo dell’Europa dei nostri sogni. Ma come non notare dietro a tutto questo un altro rischio?  Se l’ Europa, anche dopo la Brexit, rimane per il paese che divorzia dall’UE comunque zona di libero scambio, come non pensare che ciò può rappresentare un pericoloso precedente per chi , anche per qualche sovranista di casa nostra, pensi di abbandonare l’Europa e mantenere i vantaggi del libero scambio commerciale? Riacquistare sovranità e mantenere la convenienza di commerciare liberamente senza sottostare alle direttive europee riguardo al fisco, ai bilanci ed altro a qualcuno può apparire un affare. Credo che questo sia il tema da approfondire ora per l’Europa. Tornare indietro di tanti anni alla zona di solo libero scambio può cancellare d’ un colpo il grande sogno europeo dei padri fondatori. Mi auguro sinceramente che questo non avvenga.