BIOGRAFIA DELLA DESTRA AL GOVERNO DEL PAESE

di Pierluigi Castellani

In molti si sono interrogati su quale destra sia ora al potere nel nostro paese, da quale cultura nasca e quale sia il progetto che porta avanti. A queste domande cerca di rispondere Carlo Galli nel suo saggio recentemente pubblicato da Raffaele Cortina Editore ” La destra al governo. Rischi per la democrazia?”.  Galli da studioso cerca di capire che cosa sia questa destra e come sia stato possibile che le forze politiche non l’abbiano vista arrivare. La verità è che le categorie di destra e sinistra sono cambiate e non le si può  comprendere con i ragionamenti del passato. Infatti l’esame dell’autore si sofferma nel cercare di capire il fenomeno di FDI e di come da piccolo e marginale partito sia divenuto una forza strutturata nella società e insediata oramai al potere. E’ qualcosa di diverso dalla frettolosa categoria del ” neofascismo”.  ” Combattere FDI – scrive Galli –  come fosse fascismo – chiamando all’unione antifascista – o esigere abiure pubbliche dai suoi rappresentanti di vertice è forse una mossa per mettere questi in imbarazzo ma è un errore politico, come tenere   i cannoni puntati in una direzione sbagliata”. Del reato si deve prendere atto che ” FDI non è il fascismo del XXI secolo, ma è la destra del XXI secolo”, che ha i suoi riferimenti  in una società disillusa  da ciò  che viene chiamato post-democrazia, tanto da far dire a Galli che è ” la post-democrazia tardonovecentesca  lo sfondo essenziale di FDI” , aggiungendo che “il rischio che corre oggi la democrazia è che le gravi contraddizioni nate da tempo al suo interno vengano acuite da una forza politica che si forma fuori dal perimetro delle democrazie postbelliche”. Il partito della Meloni non si pone una lungimirante prospettiva a lungo termine, “accetta ciò che non può modificare e modifica  ciò che può essere modificato”. Del resto il suo atteggiamento ” nasce dalla percezione dei vertici che il grosso della nuova base elettorale è estranea sia al fascismo e al neofascismo sia alla religione civile dell’antifascismo”. E’ nella vasta platea dello scontento che si rifornisce la base elettorale di FDI. A questa platea la Meloni non offre una nuova affascinante narrazione, perché più modestamente offre “una teologia politica dell’identità, e una libertà intesa come appartenenza alla tradizione e anche espressione di energia non sempre trattenuta entro le regole”. Il suo conservatorismo non è facilmente catalogabile se non nel tentativo del prosciugamento dello spazio pubblico a favore di un  neoliberismo con componenti antiegualitarie, difendendo la religione del “fare”, che sarebbe minacciata dalla sinistra con la sua ideologia aggravata da un’impalcatura burocratica. Ma il vero pericolo , lo dice chiaramente Galli, viene dalla tendenza plebiscitaria di questa destra, con la disintermediazione  (ultima forma dell’antiparlamentarismo)”. Un plebiscitarismo che conduce alla riforma del premierato, vero tratto distintivo della destra meloniana, con una pericolosa semplificazione e il superamento dei corpi intermedi e tra questi anche del parlamento. Questa riforma, conclude Galli, ” realizza lo scenario perfetto per l’esercizio della politica come la intende la destra”. Il libro di Galli è quindi un pressante invito alle forze di centrosinistra di conoscere meglio la natura di questa destra, per approntare un progetto alternativo, che parta da una precisa  analisi della società in cui ora siamo immersi, per offrire solide vie di uscite, che  l’approssimativo populismo della destra non potrà, a lungo termine, mai garantire.

 

Carlo Galli, ” La destra al potere. Rischi per la democrazia? “, Raffaello Cortina  Editore, Milano, 2024, pp.126

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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