La brutta sorpresa (per il Pd) dei ballottaggi
di Pierluigi Castellani
La riconquista da parte del Pd di Orvieto e di Gualdo Tadino non possono compensare la perdita di Perugia e di Spoleto. Infatti la cocente sconfitta del PD nel capoluogo di Regione e nella città del Festival sono una ferita al cuore del Pd dell’ Umbria. Infatti un partito che supera il 48% nelle europee del 25 maggio e che poi perde così clamorosamente nei ballottaggi avendo, nel caso di Perugia, un 20% di vantaggio significa che è un partito che non sta al passo con la voglia di cambiamento rappresentata dal suo leader a livello nazionale.
Ora il Pd, soprattutto di Perugia, deve interrogarsi,anche con spietatezza seppure sempre con amore di verità , sul risultato dell’ 8 giugno. Molte possono essere le cause e certamente alcune attengono alla qualità del governo messo in campo, ma una credo ci sia soprattutto. Quando un paese reclama cambiamento e discontinuità con il passato, anche perché attanagliato da una grave crisi economica, non ci si può presentare in Umbria come continuità con i governi della vecchia sinistra. Il Pd non è la continuità con il vecchio Pci o con il vecchio Psi, partiti per quanto gloriosi ma sempre del passato, ma è quel fatto nuovo che prima Veltroni e Prodi avevano immaginato e che ora Renzi sta cercando di realizzare. Anche in Umbria c‘è richiesta del nuovo, di superare le vecchie liturgie del passato che vedevano la vecchia sinistra vivere una sorta di patto di non belligeranza con i rappresentanti degli industriali e nella cogestione con le rappresentanze sindacali. Gli Umbri, ed i cittadini di Perugia, sono stanchi di tutto questo e, al di là del merito dei candidati, hanno voluto dare un segnale, che non può lasciare indifferente lo stesso governo regionale. Occorre infatti anche valutare il fatto che il centrodestra guadagna Perugia e Spoleto nel momento della sua crisi più profonda, quando non può neppure accampare modelli di governo da indicare, perdendo , come è accaduto, Orvieto e Gualdo Tadino.
Ed allora il Pd si deve interrogare al proprio interno , ma deve capire che la perdita di Perugia non è un semplice incidente di percorso, ma un caro segnale di cambiamento, che dà una forte scossa anche alla società regionale. Non c’è più niente di definitivo nel mercato politico di oggi. Il PD umbro, nella sua interezza deve capire tutto questo e deve fare in modo che questo brusco avvertimento dell’8 giugno non diventi un pericoloso avviso di sfratto per il prossimo appuntamento regionale.
Gentilissimo, i “metodi”renziani adottati fino ad oggi per eliminare la vecchia classe dirigente, mi inducono a pensare che il risultato di Perugia non sia un errore politico del PD locale che non ha saputo comprendere il desiderio di cambiamento della cittadinanza… Penso invece che il “nuovo PD” saprà voltare a proprio favore l’insuccesso del sindaco uscente per un definitivo rinnovamento al proprio interno anche in vista delle consultazioni regionali del 2015. Sorge spontanea la domanda, siamo sicuri che non ci sia stato (anche) un qualche ordine dall’alto di far mancare i voti a Boccali?…Se ne sentono tante….
Cordialmente