CHE COSA INSEGNA LA VITTORIA DEL CENTROSINISTRA IN UMBRIA ED IN EMILIA ROMAGNA
di Pierluigi Castellani
Non ci si può non interrogare sul perché il centrosinistra vince in Umbria ed in Emilia Romagna e non in Liguria. La risposta è evidente, in Liguria il cosiddetto campo largo largo non è stato per niente mentre in Umbria ed Emilia Romagna sì. I veti incrociati e la litigiosità dimostrata in Liguria, che invece in Umbria ed in Emilia Romagna è stata prontamente sopita, certamente non favoriscono il centrosinistra. Inoltre c’è da aggiungere che il contributo delle liste civiche è stato determinante. Il successo del PD ,giunto al 30% in Umbria, con il modesto risultato dei 5Stelle con il loro 4,77 ,più il 4,17 di AVS non avrebbe portato Stefania Proietti alla vittoria. L’apporto delle liste civiche è stato complessivamente del 10,99 e quindi determinante. Questo aggiunge un’altra doverosa considerazione e cioè che i partiti, dichiaratisi progressisti, non sono sufficienti a battere la destra e che occorre il contributo di quanti non si riconoscono solo nella sinistra bensì nel più ampio schieramento di centrosinistra. Alla vittoria della Proietti è giunto inoltre il contributo della lista Umbria Domani, cioè di quei cattolici che si sono maturati coltivando la tradizione del cattolicesimo democratico , che è stato anche fondamentale nella nascita del PD degli esordi plurale e multiculturale. Il centrosinistra per vincere ha bisogno anche di questo apporto, che ad esempio Romano Prodi ha saputo ben apprezzare. E’ di tutte queste cose che deve tener conto la Schlein, che non ha certamente mancato con il suo impegno al successo del campo largo in Umbria ed in Emilia Romagna. Quando giustamente si offre sorridente ai festeggiamenti per questa vittoria e per questo 2 a 1, che rischiava di rimanere un 1 a 2, e mentre si avventura a rivendicare la ripresa del centrosinistra trainato dal PD, deve convincersi, che la battaglia sui diritti se non accompagnata ai diritti sociali non allarga l’elettorato. Per questo è necessaria un’attenzione, accompagnata da un ripensamento sulle mancate riposte offerte a quel ceto medio basso, che vuole solo un ‘Italia in cui la scala sociale riprenda a scorrere ed a dare risposte e speranza a quanti ora sconfortati si rifugiano nell’astensionismo. Ed è questa l’altra preoccupazione di cui si deve far carico anche il centrosinistra ed il PD in particolare. In queste ultime elezioni l’astensionismo è cresciuto e sta diventando un allarme per la politica più avveduta. Se tanti elettori disertano le urne è perché non hanno più fiducia nella politica, sfiducia a cui ha certamente contribuito la politica medesima. L’Italia, ma direi tutto l’occidente, si deve far carico di una politica in cui i cittadini possano credere e che possa ridare speranza anche alle nuove generazioni. A questo è legata anche la sopravvivenza della stessa democrazia, messa sotto attaccato dalla suggestione dell’autoritarismo, che sta crescendo nel mondo.