CHE COS’E IL NAZIONALISMO?

A questo interrogativo cerca di rispondere la raccolta di saggi di Eric Hobsbawm a cura di Donald Sasson, che Rizzoli ha pubblicato recentemente nella traduzione italiana. Hobsbawm, storico britannico di formazione marxista, scomparso nel 2012, chiarisce molto bene che il nazionalismo, che si ispira ad una identità etnica e linguistica, è un’invenzione relativamente recente ,da datare nella seconda metà del XIX secolo e nell’inizio del XX, quando da piccole monarchie ( si pensi all’Italia ) si giunse alla istituzione di uno stato più grande e quando invece dal disfacimento di istituzioni più grandi si crearono stati più piccoli ( è il caso della fine dell’Impero Austroungarico e più tardi della dissoluzione dell’Unione Sovietica). Per questo motivo lo storico britannico insiste nel chiarire, con dovizia di argomentazioni, la sua tesi, che  motivare il nazionalismo con la necessità di correlare la nazione ad una lingua , ad un’etnicità  e a un territorio è ” un’invenzione ideologica “, tanto da aggiungere che la lingua ” è di rado la base e , molto più spesso, la conseguenza del nazionalismo “. Infatti come ricorda il polacco Pilsudski, citato da Hobsbawm ” è lo stato a fare la nazione, e non la nazione lo stato”, come del resto ebbe a suggerire anche Massimo D’Azeglio quando affermò che ” fatta l’Italia occorre fare gli italiani”. La nazione quindi viene dopo l’istituzione dello stato e così pure la lingua nazionale, spesso la lingua non parlata dai gruppi ricompresi nella dimensione statuale. Tanto che ” il nazionalismo linguistico fu creato da persone che scrivevano e leggevano , non da persone che parlavano. E le lingue nazionali in cui si scoprivano il carattere fondamentale delle loro nazioni erano, il più delle volte artefatte”. Anche per l’Italia fu così. La lingua di Dante fu imposta alla popolazione italiana che parlava i tanti dialetti della penisola. Insomma per Hobsbawm il nazionalismo nasce dalla esigenza di giustificare la costruzione di uno stato perché ritiene che ” qualsiasi stato….. ha bisogno di una qualche forma di religione civile”, tanto che  ” il nazionalismo non è un programma, bensì una passione dalle conseguenze politiche”. Infatti il nazionalismo è un prodotto storico che emerge quando intervengono forti cambiamenti negli assetti istituzionali, come appunto la frantumazione di imperi multilingue e quando soprattutto la società fallisce perché ” la nazione, o il gruppo etnico, appare come l’ultima garanzia”. Delineato in questo modo il nazionalismo Hobsbawm mette in guardia dai pericoli che può comportare. Le conseguenze infatti possono essere il separatismo e quindi la xenofobia. ” L’antisemitismo – aggiunge – segnò un netto spostamento dell’ideologia nazionalista verso destra negli Stati principali”. Per questo lo storico britannico distingue tra nazionalismo e patriottismo, avvertendo che ” non possiamo permettere che la destra abbia il monopolio della bandiera. Alcune cose possono essere ottenute mobilitando sentimenti nazionalisti”. Ma per dire questo Hobsbawm avrebbe dovuto fornire qualche argomentazione in più per poter  anche scrivere ” lasciate che , in qualità di storico, vi ricordi che il patriottismo non si può ignorare”.

Il libraio

 

Eric Hobsbawm, ” Nazionalismo. Lezioni per il XXI secolo”, a cura di Donald Sasson. Rizzoli, 2021      Euro 22,00