DRAGHI I 5STELLE E IL DESTINO DEL GOVERNO

di Pierluigi Castellani

E’ singolare che, nel momento in cui il parlamento approva a larga maggioranza il sostegno al governo Draghi per la sua politica nei confronti dell’Ucraina con aiuti umanitari e militari, Di Maio lasci il movimento dando vita a suoi gruppi parlamentari sia al Senato che alla Camera accusando di ambiguità sulla politica estera i 5Stelle, guidati da Giuseppe Conte. Ad un occhio non smaliziato sembrerebbe di dover constatare che nel Movimento sia passata la linea Di Maio e non quella Conte, tenuto conto che i propositi di smarcamento di quest’ultimo dalla politica seguita  fino ad ora dal governo sono clamorosamente rientrati. E’ evidente che c’è dell’altro. La convivenza di Di Maio con Conte nello stesso partito non era più possibile. Ora ci si chiede: dove andrà Di Maio e quanto durerà il sostegno al governo di Giuseppe Conte ? Formalmente il governo sembra essersi rafforzato, ma è chiaro che l’ingresso di un’ altra forza politica nella maggioranza di governo, già di per sé molto composita, di una forza che vivrà necessariamente in permanente concorrenza con quel che resta dei 5Stelle, produrrà una turbolenza in più che Mario Draghi dovrà  domare se vuole che il suo governo non cada. Gli italiani, in questo momento di grave crisi per l’aumento dei prezzi dell’energia, con una pandemia non ancora domata , con una siccità che rischia di mettere in ginocchio la nostra agricoltura e nel pieno di una guerra nel centro del nostro continente, avrebbero bisogno di tutt’altro, avrebbero bisogno che la politica si occupasse dei problemi che stanno mettendo a rischio la vita familiare e lo stile di vita fin qui seguito. Ma le disavventure dei 5Stelle erano già scritte. Quando il populismo va al potere con improvvisazione ed incompetenza si trova di fronte alla dura responsabilità del governare e deve prendere atto del peso che grava sulle spalle di chi deve pensare a risolvere i problemi di tutti i cittadini. Quando Di Maio dice che ” uno non vale l’altro”, significa che la parabola del populismo dei vaffa si è definitivamente conclusa. Questo fatto dovrebbe servire di monito a chi ancora rinfocola i vecchi temi della piazza e rincorre la mutevole opinione dei sondaggi. Governare un grande paese come l’Italia con salde alleanze internazionali, tra i fondatori dell’Europa, è decisamente un ‘altra cosa. Di Maio ne ha preso atto, ma l’avvocato del popolo sembra proprio di no. Ora però il quadro politico italiano è decisamente mutato e pone riflessioni alle forze politiche e soprattutto al PD di Enrico Letta, che vede venir meno una delle stampelle dell’invocato campo largo del centrosinistra. Letta guarderà ancora a Conte e non a DI Maio o dovrà guardare  a tutte e due? Ma un campo largo litigioso potrà reggere alla prova delle urne, o dovrà essere completamente ripensato ? E’ ancora presto per fare valutazioni , ma è certo che sia Mario Draghi che Enrico Letta hanno da ora in poi un problema in più.