E’ ANCORA LUNGA LA STRADA PER L’ ALTERNATIVA
di Pierluigi Castellani
Le ultime elezioni amministrative hanno dimostrato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, quanto sia difficile per le opposizioni offrire al paese una credibile e convincente alternativa al centrodestra ora al governo. I risultati hanno rivelato ancora una volta le difficoltà dei 5Stelle a radicarsi nel territorio ed a presentare progetti tali da destare l’attenzione degli elettori. Il terzo polo non ha dato prova, anche per la rissosità dei due suoi dirigenti, di saper aggregare quei consensi dei cosiddetti moderati a cui tutti fanno la corte, ma che si nascondono nell’astensionismo o si disperdono nelle tante liste civiche, che nascono nelle elezioni comunali. Mentre il PD conserva sì i suoi consensi ma non registra l’effetto Schlein se non nelle parole autoconsolatorie della leader. Ed ancora più difficile appare la costruzione di un’alternativa al governo Meloni a livello nazionale. Le tre (o quattro?) opposizioni marciano su strade difficilmente convergenti. Il partito di Conte si è visto scippare dal nuovo corso del PD della Schlein alcune parole d’ordine retaggio del suo movimentismo ( si pensi al salario minimo ed altro) e vede sottrarsi il monopolio delle piazze suo iniziale terreno di gioco , mentre l’annunciata scissione tra Calenda e Renzi anche a livello parlamentare sta facendo perdere credibilità ad un’alternativa in cui ritrovarsi riformisti e liberaldemocratici. E poi ci sono questioni che ostacolano la costruzione di questa alternativa anche sul piano degli obbiettivi politici. I 5Stelle sembrano, non avendo altro, rifugiarsi in una nicchia di pacifismo oltranzista, che finisce per mettere in dubbio anche la collocazione tradizionale dell’Italia nello scenario internazionale. Sarà infatti difficile per il PD, nonostante qualche opacità della Schlein, mettere insieme il proprio bagaglio di coerente politica estera con un movimento, che sempre più sta prendendo le distanze dall’Europa e dalla Nato e non soltanto sulla questione ucraina. E la nuova dirigenza del PD come potrà costruire un’alleanza di centrosinistra se, spostando il partito sempre più a sinistra rispolverando il collateralismo con la CGIL verrà a mancare nel mercato politico quel centro, con trattino o senza trattino, che contraddistingue il centrosinistra dal centrodestra? E’ evidente che mancano idee nuove per realizzare questo progetto , manca anche un federatore che si assuma questo compito. Perché allora non guardare all’esempio del passato a quanto costruito negli anni novanta da Romano Prodi e dall’intuizione di Walter Veltroni del partito a vocazione maggioritaria? Se si vuole riportare la sinistra al governo è evidente che il progetto va costruito con maggiore attenzione e lungimiranza sapendo leggere bene le mutazioni che la società italiana sta subendo in questo nuovo secolo e con la consapevolezza che per raccogliere la sfida della nuova complessità sociale non bastano vecchie parole d’ordine oramai usurate dal tempo.