GIORGIA L’ITALIANA
di Pierluigi Castellani
Abbiamo parlato in precedenza della Meloni come appare nello scenario internazionale dove, con la sua doppiezza, si trasforma in Giorgia l’americana. Ora conviene soffermarsi invece con attenzione su ciò che effettivamente è il governo a guida Meloni all’interno della politica italiana ove appare ancora con maggiore evidenza la doppiezza della sua figura. Basta limitarsi a valutare come Giorgia Meloni si atteggi nei confronti dell’inevitabile incrocio della storia e della cultura, da cui proviene, con quelli che invece sono i valori da cui l’Italia democratica è rinata dopo le ceneri in cui l’aveva condotta il fascismo. Così in occasione della ricorrenza della strage di Bologna c’è qualcuno dei suoi, che rinnega la matrice fascista di quella strage in aperta polemica con le dichiarazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e così nello stesso frangente in cui in parlamento, con la maggioranza che sostiene il governo, viene approvata una riforma fiscale , che tutto fa meno che cercare di ridurre le diseguaglianze che affliggono la società italiana. Quando si propone una flat tax, che riduce la progressività dell’imposizione fiscale, quando si promette una riduzione fiscale senza indicare le coperture, che la possano garantire, o si vuole sfasciare il bilancio dello stato portando l’Italia fuori dall’Europa o si vogliono ridurre le spese sociali, che significa mena sanità pubblica e meno scuola pubblica, aggravando ancora di più le diseguaglianze sociali o si vuole proseguire nell’imbonimento preelettorale promettendo cose irrealizzabili come è avvenuto nell’ultima campagna elettorale quando si sono illusi gli elettori, che si sarebbe arrestato il flusso dell’immigrazione e si prometteva una più equilibrata e giusta gestione del potere. Ora invece si assiste ad una occupazione del potere come mai è avvenuto. Si azzerano i vertici dell’Inps, del centro di Cinematografia, di importanti istituti culturali e si annuncia una nuova direzione della cultura italiana arruolando anche incolpevoli protagonisti come Dante Alighieri quando la nostra premier rimane silenziosa di fronte a chi le chiede che cosa rappresentano i colori della nostra bandiera. Chi pensava che la destra una volta al potere sarebbe rimasta coerente con una impostazione liberale e meno statalista, ora invece deve ricredersi di fronte invece ad una destra, che si rivela ancor più corporativa rifuggendo di fronte ad ogni riforma, come quella sulla legge della concorrenza, che possa dirsi propriamente liberale. Allora è giusto chiedersi: ma qual’ è la vera Meloni ,quella che appare nelle relazioni internazionali, che sembra aver sedotto anche una persona come Mario Monti, o quella italiana, quella che, vestendo i panni di casa nostra, rivela che nel suo non rinnegato sovranismo si nasconde quel tanto di illiberale, che ha già prodotto guasti al nostro paese?