GLI STATI GENERALI DI UN CONTE APPESO A GRILLO
di Pierluigi Castellani
Gli Stati Generali sull’economia, espressamente voluti da Giuseppe Conte e da lui annunciati direttamente alla stampa senza aver avvertito prima i partiti che sorreggono la sua maggioranza, si stanno svolgendo nella splendida cornice di Villa Pamphili in un momento in cui le tensioni e le fibrillazioni, che affliggono il Movimento 5Stelle, stanno mettendo a rischio la stessa tenuta del governo. Anche il dibattito politico sembra non del tutto interessato a quanto sta avvenendo a Villa Pamphili preso com’è dalle preoccupazioni sulla difficile ripresa dell’Italia in questa fase 3 del dopo Covid e dai mormorii, dalle mezze ammissioni,dai si dice, che girano sul conto del futuro del capo del Governo. Chi lo vuole a capo di una coalizione di centrosinistra, chi lo vede leader dei 5Stelle e chi preconizza la formazione di un suo nuovo partito che , stando ai sondaggi, sarebbe accreditato di un 14% a scapito del Pd e dei 5Stelle. Insomma sembra che la politica sia più interessata al destino di Giuseppe Conte che al destino dell’Italia. Destino che non appare ancora delineato dai lavori degli Stati Generali. Sì , si parla molto delle cose da fare, ne parla lo stesso presidente Conte, ne parla Colao, il manager incaricato dal presidente del Consiglio di suggerire spunti essenziali per la ripresa del paese, ne parlano le forze sociali, ne parla la Confindustria il cui nuovo presidente Bonomi sembra sfidare Conte affermando che se il piano per la ripresa del paese il governo non ce lo avesse lui invece ce l’ha bello e pronto e lo può mettere a disposizione. Ma a ben leggere i titoli più ricorrenti in questo confronto, che sono: sburocratizzazione e riforma della pubblica amministrazione, digitalizzazione del paese, investimenti in infrastrutture, nella ricerca e nella scuola, riforma fiscale ed altro, sembra di leggere un copione già conosciuto, perché di queste intenzioni è lastricata la storia degli ultimi anni della nostra democrazia. Con questo non si vuole dire che il tentativo del governo di dare risposte al paese sia vano o non credibile, ma solo sollecitare a passare, una buona volta, dalle parole ai fatti, perché la crisi sociale incombe e perché il difficile autunno è molto vicino Ed è evidente che il nodo centrale che Conte deve sciogliere è il suo difficile rapporto con i 5Stelle. I 5Stelle riusciranno a rimanere uniti quando si passerà a dover decidere sui 36 miliardi del Mes, perché a questo prima o poi saranno chiamati, sapranno tenere una posizione responsabile nei confronti del rinnovo delle concessioni autostradali senza impantanare il governo nelle sabbie mobili di una lunga controversia giudiziaria, e soprattutto sapranno affiancare Conte nella difficile trattativa con l’Europa per il Recovery fund e resisteranno alle scorribande destabilizzanti di un personaggio come Alessandro Di Battista ? E dovranno anche rispondere credibilmente alle accuse lanciate contro di loro dal giornale spagnolo ABC, che li accusa, in un modo di cui l’attendibilità è tutta da dimostrare, di aver avuto un contributo di 3 milioni e mezzo dal discusso regime venezuelano di Maduro verso il quale hanno sempre dimostrato più che una tiepida amicizia. Come si vede, mentre sugli schermi delle tv degli italiani scorrono le immagini di Villa Pamphili, al di sotto di questa cornice c’è un continuo sommovimento di quella politica che deve cercare di dare stabili certezze alle famiglie italiane. Sono molto distanti gli anni del successo elettorale del 2018, che hanno assegnato ai 5Stelle il primato di essere la forza politica più numerosa in parlamento. Ora non si tratta più di stare in piazza a lanciare agli italiani scontate parole d’ordine o di affacciarsi al balcone di Palazzo Chigi per annunciare una improbabile sconfitta della povertà, ora si tratta di governare un paese, che vive una tragica crisi sociale ed economica, ed occorre che il populismo fattosi forza di governo dimostri serietà e concretezza. Non ci sono più alibi, altrimenti con una malaugurata crisi di governo si rischia di consegnare il paese ad un altro populismo molto pericoloso , quello del sovranismo di Matteo Salvini ed alla sua non nascosta idea di tornare al prima dell’Europa con quanto di pericoloso si può immaginare. Chi ha capito tutto questo è proprio il fondatore del Movimento, Beppe Grillo, a cui la durata del secondo governo Conte è sempre più appesa.