IL GOVERNO DRAGHI E LA LEGISLATURA AL TERMINE
di Pierluigi Castellani
Lasciatasi alle spalle la vicenda quirinalizia, conclusasi felicemente con la rielezione di Sergio Mattarella, il governo Draghi si trova ora alla prova più significativa : accogliere l’invito a “ricostruire l’Italia” rivolto a tutti, istituzioni, politica, società civile e cittadini dal Capo dello Stato nel suo discorso di insediamento. Le difficoltà non sono poche per il governo in questo anno che ci separa dalla fine della legislatura. Anno , non dimentichiamolo, elettorale nel quale Mario Draghi si troverà a fronteggiare una coalizione, formalmente unita all’interno di Palazzo Chigi, ma poi pronta a dividersi fuori nelle piazze in una lunga e vivace campagna elettorale. I partiti, che sostengono il governo, cercheranno ,giocoforza, distinguo e peculiarità per contraddistinguersi in una competizione elettorale che sarà inevitabilmente molto combattuta e concorrenziale e nell’incertezza di una difficile ricomposizione delle tradizionali coalizioni di centrodestra e centrosinistra. Molto dipenderà dalla nuova legge elettorale se i partiti riusciranno a trovare una soluzione soddisfacente almeno ai più e se il parlamento troverà il tempo per occuparsene. La sfida quindi per Draghi è molto impegnativa. Ricostruire l’Italia significa fare le riforme annunciate ed attuare il PNRR. Su queste riforme non c’è ancora un’intesa nel governo e nei partiti della maggioranza. Elenchiamo le più significative alcune delle quali evocate anche dal Presidente Mattarella nel suo discorso alle camere. Innanzi tutto quella della giustizia e del CSM intorno alla quale si gioca anche una specie di rivincita della politica sulla magistratura evidenziata dal fatto che questo passaggio sulla giustizia è stato quello più a lungo applaudito del discorso del Capo dello Stato. Poi c’è il tema fiscale la cui soluzione non appare così scontata stante , ad esempio, l’ostilità della Lega sulla riforma del catasto ed il suo persistere nella richiesta della flat tax. Altro tema molto delicato è quello della legge sulla concorrenza fortemente voluta dalla UE. Qui si registrano sempre le ostilità della Lega che non vuole danneggiare settori, che fino ad ora hanno goduto di posizioni consolidate. Si pensi alla concessione dei litorali, ai tassisti, alle tante situazioni in cui si è sempre rinviato l’introduzione di una effettiva concorrenza. Ed ancora la transizione ecologica non sarà così indolore come si spera. La riduzione delle emissioni di co2 interpella pesantemente settori come quello delle automobili. Per quest’ultimo sono state preannunciate decine di migliaia di perdita di posti di lavoro. E per la riforma delle pensioni manca ancora l’intesa con i sindacati. Senza contare delle pur necessarie riforme istituzionali. Il paese più moderno, invocato anche dal Capo dello Stato, imporrebbe di attuare queste riforme. Tutto però fa pensare che per queste cose non ci sarà né il tempo né la volontà di porvi mano. Insomma per Mario Draghi ed il suo governo sarà veramente un anno difficile, un anno però che impone a tutti i partiti, già in fermento per la prossima campagna elettorale, a riconsiderare la politica come strumento per fare gli interessi generali del paese e non il proprio particolare tornaconto. Questa sfida è lanciata a tutti, anche alla società civile in tutte le sue articolazioni.