IL SALARIO MINIMO E IL FERRAGOSTO DEGLI ITALIANI

di Pierluigi Castellani

Il confronto politico sul salario minimo cade proprio nel momento in cui gli italiani sono in vacanza o sono costretti al caldo nelle città. Interesserà davvero gli elettori? Credo di sì perché non può sfuggire a nessuno che si tratta di una misura di civiltà già in introdotta in 22 dei 27 paesi dell’UE. Non si capisce perché il governo Meloni abbia reagito quasi in modo infastidito a questa proposta, forse per non dover riconoscere che le opposizioni, questa volta unite tranne incomprensibilmente IV, hanno colto nel segno trattandosi di una questione di grande impatto sulla platea di quei lavoratori costretti a lavorare con paghe da fame ulteriormente ridotte dall’inflazione. Non a caso un sondaggio rileva che  ben il 70% degli italiani è favorevole all’introduzione del salario minimo. Questo dovrebbe preoccupare il centrodestra ora al governo ed appare infatti incomprensibile come la Meloni cerchi di uscire dall’angolo in cui le opposizioni l’hanno costretta estraendo dal cilindro il coniglio del CNEL chiedendo a questo desueto organismo di esprimere un parere in proposito. I motivi con cui viene giustificata la contrarietà sono facilmente smontabili. Il dire che in questo modo si rischia di appiattire verso il basso la contrattazione collettiva non solo fa torto alle forze sindacali, che ,almeno quelle più rappresentative, hanno dimostrato una forza contrattuale riconosciuta dalla stessa Confindustria . Lo dicono i contratti da loro sottoscritti: tutti prevedono un salario ben superiore alle nove euro, previste dal disegno di legge presentato dalle opposizioni. Questo disegno di legge del resto prevede la salvaguardia dei contratti collettivi, che già includono un  salario superiore al minimo previsto e dà forza erga omnes a quei contratti siglati dalle forze sindacali veramente rappresentative,  togliendo così spazio alle innumerevoli fantomatiche sigle sindacali, che firmano contratti indegni di un paese civile. E’ anche incomprensibile la freddezza in proposito dimostrata da qualche sindacato che teme di perdere forza contrattuale una volta che venga prevista per legge la soglia minima del salario. Questo non avviene nei paesi europei più avanzati, che hanno adottato la misura del salario minimo, tanto è vero che vantano tutti salari più alti di quelli italiani. Certamente è pur vero che i salari possono diventare più pesanti con un adeguato sistema fiscale, ma certamente non con le misure spot del governo Meloni per ora transitorie e non strutturali. Tutto questo non verrà agevolato certamente dalla delega fiscale da poco approvata in parlamento, perché prevedendo la flat tax contraddice il principio di progressività previsto dalla costituzione, che solo può dare al sistema fiscale anche il compito di redistribuzione della ricchezza a favore delle fasce meno abbienti della popolazione. Ma allora se le cose stanno così perché perdere tempo e rimandare tutto ad un ipotetico parere del CNEL ? La questione è tutta politica , non si vuole che le opposizioni si intestino un provvedimento giusto ed utile al paese. C’è molto da riflettere per gli italiani in questo ferragosto. Da noi un caloroso augurio di buon ferragosto agli amici di Umbria Domani.