LA MELONI PRIGIONIERA DEL SUO SOVRANISMO

di Pierluigi Castellani

Sono stati più di uno coloro che si erano illusi nel vedere nella Meloni premier una versione moderata ed annacquata dell’antica ed accanita vessillifera di quel nazionalismo spinto che giace, a volte sommerso, nell’animo, non molto recondito, di molti italiani sempre timorosi dell’apertura al nuovo ed alla modernità. In quella zona grigia abitata da questi italiani possono ancora sostare simpatie nostalgiche del passato, frutto di una cultura non del tutto archiviata. Ebbene è ora evidente che la Meloni, capo di governo, ha illuso nell’ aver oramai assunto un ruolo di tiepido ma dialogante europeismo, unito ad un nuovo inaspettato atlantismo, che prima non era proprio nelle corde dell’antica oppositrice. Sembrava quasi che questa nuova ed un po’ disinvolta leader politica potesse condurre il suo partito ad incarnare quel conservatorismo intrigante ed astuto, ma moderato, che manca ancora all’Italia nonostante gli sforzi di Antonio Tajani nel voler dare vita ad una nuova FI senza Berlusconi. Ma improvvisamente con il voto contrario espresso alla conferma alla presidenza della commissione europea di Ursula von der  Leyen, tutto questo è svanito. E’ tornata la Meloni delle origini ,che non vuole che qualcun altro in Italia occupi quell’area della destra solida e pura insidiatale da Matteo Salvini con l’aiuto del suo generale Vannacci. Così in Europa FDI  si è allineata con le posizioni dei patrioti di Orban e della Le Pen. Insomma la Meloni ha fatto una scelta, questa sì coerente con il suo passato di sovranismo e di chiusura nei confronti dell’altro e del diverso. Un sovranismo questo, che nonostante tutte le rassicurazioni della Meloni fornite nell’intervista al Corriere della Sera del 20 luglio, è non solo scettico sull’Europa se non apertamente contrario. Ora sarà difficile per la nostra premier riprendere le fila intessute faticosamente durante i molti incontri internazionali cui ha presenziato, anche perché quel tipo di politica, che raccoglie tutte le forze di destra e di estrema destra, è con ogni evidenza in attesa del ritorno di Donald Trump sulla presidenza degli USA con quello che comporta di imprevedibile isolazionismo e con quello strisciante, non più neppure tanto nascosto, filoputinismo. Ed allora la Nato, la solidarietà più volte dichiarata all’Ucraina, la solidarietà europea che fine faranno? E soprattutto che fine farà la navicella italiana nel Mediterraneo e quale ruolo potrà ancora giocare nella scena internazionale dove l’Est, oramai egemonizzata dalla Cina, la farà da padrone? E’ per tutto questo che il voto della Meloni contrario alla von der Leyn, al di là del rapporto personale che potrà pure conservare con la presidente della commissione UE, segna una svolta negativa nella politica italiana. Sovranismo significa isolazionismo, significa navigare sempre a vista in un mare burrascoso. L’Europa ha bisogno di ben altro ed è falso e sciocco rifugiarsi dietro la giaculatoria secondo la quale il voto dell’europee avrebbe significato altro. E’ invece vero il contrario, perché l’indicazione degli elettori è stata quella di confermare la maggioranza tra PPE, socialisti e liberali , con l’aggiunta ora dei verdi, che fino ad ora ha dato stabilità e solidità all’Europa. C’è bisogno di un’Europa forte anche per difendere i nostri valori democratici messi in discussione dalle dittature e dall’autocrazie, che purtroppo sono aumentate nel mondo , che tra l’altro oggi vive anche nell’incertezza di quello che accadrà in America con il voto del prossimo novembre.