LA POLITICA E L’EUROPA DOPO LE ELEZIONI FRANCESI

di Pierluigi Castellani

L’azzardo di Emanuel Macron, che ha sciolto il parlamento dopo l’esito delle elezioni europee, si è rivelato per quello che era: una pericolosa scommessa, che ha tenuto in ansia la Francia e l’Europa intera. Ora che l’esito peggiore, cioè la conquista da parte della Le Pen della maggioranza dei deputati ,è stato scongiurato rimane il problema di come dare un governo alla Francia considerato, che il responso del doppio turno non ha indicato una chiara maggioranza per la formazione di un governo stabile. Rimane comunque un Macron indebolito anche se il suo partito, grazie al meccanismo delle desistenze, ha dimostrato una certa resistente vitalità, un Macron che  dovrà abituarsi ad una sorta di coabitazione con il futuro nuovo presidente del consiglio. Rimangono in ogni caso tutti i problemi per il centro e la sinistra francesi ,che già il voto per le europee aveva evidenziato. In particolare la spaccatura tra le due France, quella della Parigi delle classi borghesi ed intellettuali e quella  di una nuova Vandea fatta di periferici dimenticati, che mal si adattano all’Europa ed alle sue direttive. E poi ora c’è  in qualche modo da gestire la vittoria del nuovo fronte popolare, che ha raggiunto lo scopo di fermare la Le Pen ma non quello di assicurare una coesa governabilità alla Francia. L’esperienza del passato del fronte popolare di Leon Blum non rassicura, perché fu archiviata con la formazione del governo collaborazionista di Pétain. Ma quanto avvenuto in Francia interroga anche la politica nel nostro paese. Da una parte c’è l’esultazione del centrosinistra che festeggia lo scampato pericolo di una Francia in mano alla La Pen, che avrebbe cambiato gli equilibri anche in Europa, e dall’altra la delusione di Matteo Salvini che sperava di servizi della Francia per spostare la politica europea decisamente a destra e la silenziosa presa d’atto di Meloni, che ugualmente contava su un Macron, notoriamente a lei inviso, fuori gioco per rendersi perno di una nuova alleanza con Ursula von der Leyen. Ora in Europa sarà tutto come prima? Non credo, perché se può continuare a guidare la politica europea  il PPE, con i socialisti e democratici ed i liberali, non può la nuova commissione non prendere atto, che alcune cose sono cambiate. C’è un’evidente saldatura tra i populismi che soffiano sull’insoddisfazione del ceto medio ed operaio, che vede sfumare il valore dei salari, e c’è la difficoltà di una nuova presenza dei cosiddetti patrioti a guida di un Orban, che ora con la presidenza semestrale dell’Europa cerca di scompigliare tutte le carte volando a Mosca da Putin ed a Pechino da Xi Jinping alla ricerca di una difficile pace in Ucraina, sperando però di spostare l’asse atlantico ed europeo verso una  destra di deriva trumpiana con tutto quello che ne può significare. Dall’altra anche la sinistra italiana ha i suoi problemi, perché non può sperare di battere la Meloni con una specie di fronte popolare all’italiana senza chiarire programmi ed una comune posizione internazionale. In questo caso la Schlein più che guardare alla Francia dovrebbe invece guardare al Regno Unito dove i laburisti sono tornati al potere  con la clamorosa vittoria contro i conservatori con un programma centrista, che in ogni caso tiene fortemente conto delle esigenze della base popolare di quel partito, come salari più alti, sanità pubblica risanata e welfare assicurato a tutti. Insomma ,per dirla in breve, con un programma di centrosinistra. Infatti come non prendere atto che in Italia, e non solo, si può vincere e governare con il centrosinistra e non solamente con la sinistra.