LA POLITICA IN VACANZA E IL MONDO IN FIAMME

di Pierluigi Castellani

Questa di ferragosto è una vacanza per la politica non certo priva di problemi. La Meloni nella masseria pugliese sembra essersi tirata fuori momentaneamente da tutti i problemi irrisolti , che la sua rissosa maggioranza non ha il coraggio di affrontare. Così rimane in sospeso soprattutto il ruolo dell’Italia in Europa ed ancora non è dato conoscere il nome del commissario italiano e con quale peso. Rimane sotto il tappeto il problema del reperimento delle risorse per far quadrare il bilancio per il 2025 senza impoverire ancora di più il ceto medio mentre tutte le promesse elettorali vagano in una nebulosa, che si sta dissolvendo nello spazio. Anche la struttura per i migranti in Albania, una delle ultime inutili trovate fatta uscire dalla Meloni  dal suo cappello di inverosimili proposte, non ha ancora preso forma pur dovendo essere in attività già da qualche mese. Per non parlare poi del ponte sullo stretto a cui sembrava che Salvini avesse affidato il suo destino. Lo stesso leader della Lega non ne parla più continuando a fare il guastafeste per rompere con i suoi patrioti la difficile tela , che la premier aveva tentato  di costruire in Europa. Salvini, abbandonati oramai i fasti del Papeete, si è come rinchiuso in un suo ringhioso recinto di oppositore dimenticandosi in questa estate difficile per i viaggiatori vacanzieri di essere il titolare del Dicastero dei trasporti per cui i poveri italiani, che affollano le stazioni non sanno neppure più con chi prendersela. Più che essere una politica in vacanza questa sembra essere una totale assenza della politica. Ma il mondo non appare in vacanza. Le crisi internazionali si susseguono, la democrazia sembra essere sempre più in difficoltà nel mondo e le elezioni, principale istituzione basilare per una democrazia, sono messe in discussione e manipolate come nel Venezuela di Maduro. E la tanta agognata pace, anche nello schema minimale di temporanea tregua, rimane ancora lontana sia in medioriente, che nella tormentata Ucraina. Tanto è vero che insorge sempre più assillante una domanda: ma davvero i contendenti vogliono  la pace? Non si direbbe ,sia per Israele che per Hamas, perché ciascuno non rinuncia a compiere passi che acuiscono la tensione. Bombardare ancora Gaza ridotta in macerie tanto per colpire qualche dirigente o militante di Hamas colpendo invece civili inermi non sembra proprio dimostrare una volontà di pace e così è anche per Hamas ,che sembra alzare sempre la posta quando viene approntato un qualche piano di tregua dai negoziatori americani e qatarini. Così pure la guerra tra Russia e Ucraina si sta acuendo perché entrambi, sia Zelenski che Putin, amano più le scorribande della tattica anziché affidarsi ad una qualche lungimirante strategia, che in ogni caso ha bisogno della volontà di sedersi ad un medesimo  tavolo per una positiva trattativa. Insomma in questo periodo di vacanza sembra tutto essere rimandato al dopo quando ci si potrebbe trovare ancora peggio di prima. Le vacanze dovrebbero servire per riposarsi e dare spazio ad una riflessione sulla comune dimensione umana, altrimenti anziché servire a ricaricarsi per poter affrontare le fatiche del dopo possono  risolversi solo in una amara e colpevole occasione perduta.