LA SUGGESTIONE DEL CENTRO
di Pierluigi Castellani
E’ ricorrente , che quando si approssima un appuntamento elettorale, venga riproposto il problema del centro. Ora l’occasione è stata data dall’implosione di Azione per l’uscita di Mariastella Gelmini e Mara Carfagna quando Calenda ha posizionato sul versante del centrosinistra il suo partito nelle prossime elezioni regionali in Umbria, Liguria ed Emilia Romagna. C’era già stata il fallimento del terzo polo con la scissione litigiosa tra Calenda e Renzi, che ha reso emblematicamente evidente l’impossibilità di far nascere un centro autonomo rispetto allo schieramento bipolare oramai presente nella politica, ma anche nella società italiana. Ciò naturalmente non significa, che il problema del centro non esista, ma esiste in quanto si rende necessario dare espressione e rappresentanza politica a tutto quel mondo, ora spesso rifugiatosi nell’astensionismo, che vorrebbe vedere le proprie istanze accolte senza rimanere emarginate nel limbo di quanto non riconducibile appieno nello schieramento un po’ estremizzato e semplificato di destra e sinistra. Il problema sta soprattutto a sinistra, perché nel centrodestra la supplenza del centro tenta di farla FI e Lupi con il suo Noi moderati, però senza riuscirci completamente, tanto che nel centrodestra sia FDI che la Lega di Salvini finiscono per attrare ed egemonizzare tutto lasciando nell’ombra le istanze dei cosiddetti moderati essendo questi vincolati strettamente all’accordo di governo con la destra. Basti pensare a quanto avvenuto con lo ius scholae proposto da Tajani, quando quest’ultimo non ha voluto smarcarsi dall’alleanza di governo votando l’emendamento in proposito proposto da Calenda. E’ anche evidente che una qualche maggiore difficoltà si riscontri nel centrosinistra dove non viene nascosta la ricerca di una maggiore identità di sinistra, rendendo problematico attrarre quegli elettori che assolutamente non si riconoscono nella destra e che cercano rappresentanza nello schieramento di centrosinistra. Le varie ipotesi che vengono affacciate sono sostanzialmente di riesumare La Margherita o proponendo una nuova forza partitica o di movimento, non è ben dato sapere, ma che ancora o per mancanza di leadership, o per altro, non si è materializzata. E’ quindi evidente che quanti invocano il centro, perché non rimanga una mera utopia, debbono porsi il problema da che parte stare pur mantenendo una propria identità costruita su solidi valori. E quanti invece rimangono su posizioni di sinistra debbono riflettere sul fatto, oramai acclarato, che la vittoria nella competizione elettorale si conquista sempre al centro. Basti pensare ai laburisti inglesi andati al potere con Tony Blair ed ora tornati al governo con Keir Starmer. Questo problema l’aveva capito bene Romano Prodi quando ideò il centrosinistra senza trattino vedendo nel PD una forza politica capace di rappresentare più segmenti della società così complessa in cui viviamo. Ripensare a quella esperienza, facendola rivivere , attualizzandola, dovrebbe essere il compito della nuova dirigenza del PD.