L’AMERICA E L’EUROPA DOPO TRUMP

di Pierluigi Castellani

Trump ha vinto facendo Trump ,cioè non ammorbidendo affatto il suo straripante personaggio dai toni da bullo, attaccando gli avversari con minacce ed insulti, assumendo le vesti di un popolano arrabbiato, che promette ogni cosa possibile ed impossibile. Ma gli americani lo hanno votato, soprattutto le classi medie e basse, stanche di attendere il miglioramento delle loro condizioni, che vede l’establishment, soprattutto democratico, lontano dai propri problemi e tutto preso dal politicamente corretto, che non ha saputo affrontare credibilmente il problema dell’immigrazione illegale. Hanno visto Trump come uno di loro, lontano dai salotti intellettuali e dimenticando che Trump, non solo più volte inquisito, ma molto vicino ai ricchi rappresentati da Elon Musk,  certamente tutto farà, ma non i loro interessi. E poi la volatilità di Trump è ben nota, ed allora sull’America, ma soprattutto sull’Europa aleggia l’inquietante interrogativo su che cosa veramente farà il nuovo Presidente rispetto a quanto minacciato in campagna elettorale. Porrà fine alla guerra della Russia contro l’Ucraina lasciando quest’ultima in balia di Putin, farà davvero la deportazione di venti milioni di immigrati, inasprirà la sua politica di isolamento degli Usa al grido “prima gli americani”, e nei rapporti commerciali aumenterà i dazi sulle importazioni, anche europee, per proteggere l’industria americana ? E a proposito della Nato l’abbandonerà a sé stessa? I più accondiscendenti verso il nuovo Capo degli USA pensano che non farà nulla di quanto minacciato e che non lascerà gli alleati al loro destino e non consentirà , che si registri un nuovo ordine mondiale dove sarà prepotente la presenza della Cina e della Russia. E’ certo però che l’elezione di Trump con le sue minacce non può non allertare l’Europa e quanti temono uno scivolamento della democrazia americana verso una sorta di autocrazia, che possa diventare modello per altre democrazie, mutando il profilo della liberal democrazia fino a qui rappresentata dall’Occidente. Sicuramente in America resisteranno gli anticorpi, che limitano i poteri del Presidente, ma è indiscutibile che la svolta  del 5 novembre  scorso rappresenta il segno di una democrazia populista, che si sta diffondendo anche in Europa. Siamo quindi ad una svolta a cui deve rispondere l’Europa interlocutore ancora troppo timido sulla scena internazionale. I valori europei di libertà e diritti, che hanno le proprie radici fecondate dall’illuminismo con l’apporto significativo della cultura giudaico-cristiana,  si sono imposti al mondo nonostante i disastri tragici delle due guerre mondiali. Questi valori non possono essere spenti. Sta all’Europa intera il compito più grave ed impellente. Speriamo che nelle capitali europee venga percepito quanto suggerito dai due rapporti redatti da Draghi e Letta., che hanno indicato come far crescere l’Europa oltre il semplice mercato unico, L’attuale assetto europeo non basta più di fronte alle nuyiove sfide apertae anche dalla elezione di