L’IDENTITA’ NON E’ DI SINISTRA

Riprendere in mano il libro di Mark Lilla, storico della Columbia University, intitolato ” L’identità non è di sinistra. Oltre l’antipolitica” , pubblicato, nella traduzione italiana, nel 2018 da Marsilio e scritto subito dopo la elezione di Donald Trump, aiuta a comprendere come possa una forza politica progressista e democratica riuscire a riconquistare il governo del paese. Potrebbe essere utile soprattutto a Enrico Letta per non commettere errori nel suo tentativo di piantare bandierine identitarie all’interno della eterogena coalizione che sostiene il governo Draghi. L’identità non è di sinistra, spiega Mark Lilla, perché il rinchiudersi per una forza progressista in un recinto marcatamente identitario riduce e non allarga il suo elettorato di riferimento. Naturalmente il libro parte da un’analisi puntuale ed a volte spietata del mondo liberal americano dove liberal, come sappiamo, equivale al progressismo democratico dell’Europa e dell’Italia. Lilla infatti constata come il liberalismo statunitense dopo aver archiviato la stagione roosveltiana del New Deal e quella della Great Society di Lyndon Johnson sia stato sopraffatto dalla esplosione dei movimenti per i diritti civili, che hanno sposato senza correggere quel tanto di assolutizzazione dell’individuo del se che comportavano e quindi passando inevitabilmente dal “noi” all'”io”. ” Ciò che la New Left non ha fatto – scrive Lilla – è stato dare un contributo all’unificazione del Partito Democratico e allo sviluppo di una visione liberale del futuro…..l’oggetto della riflessione del liberalismo americano si è spostato dai punti in comune alle differenze”. Questo aspetto è stato accentuato dall’avvento dei social che, come è noto, spingono ad un individualismo di giudizio che, a piacimento, assegna o toglie i “mi piace”. ” Il modello Facebook – aggiunge – è però interamente basato sull’io, sulla mia vera identità, non sulla storia collettiva, sul bene comune o sulle idee condivise”. Questa deriva individualista ha fatto sì che la politica sia stata dominata dal conservatorismo repubblicano, che ha saputo meglio collegarsi con il sentire comune della nazione e quindi vincere le elezioni. Il marcato identitarismo basato sulle differenze ha ristretto la base elettorale democratica tanto da consentire la elezione di Donald Trump del tutto inadeguato, secondo l’autore, a governare un grande paese come gli Usa. Ma allora da dove ripartire, come combattere lo sfrenato liberismo economico? Per Lilla occorre riscoprire il senso solidale della cittadinanza, dell’ “ambizione di immaginare un futuro per tutti noi”, perché ” l’identità non è il futuro della sinistra. Non è una forza ostile al neoliberismo. L’identità è reaganismo per gente di sinistra”. Invece ” Il concetto di cittadinanza…. fornisce un vocabolario politico capace di comunicare una solidarietà che trascende le appartenenze identitarie “. Ce n’è abbastanza per ripensare anche il modo di fare politica  della sinistra italiana.

Il libraio

Mark Lilla ” L’identità non è di sinistra. Oltre l’antipolitica”, Marsilio, Venezia, 2018, pp.137, Euro 12,00