LO SCAMBIO DELLE RIFORME

di Pierluigi Castellani

L’ ultima bandierina è stata innalzata. Lo ha fatto Tajani per FI dedicandola a Silvio Berlusconi. La separazione delle carriere tra pm e magistrati è stata varata come disegno di legge di revisione costituzionale dal Consiglio dei Ministri. E’ un pegno che la Meloni ha dovuto pagare per avere la navigazione tranquilla per la sua proposta di premierato, mentre Salvini e la Lega erano già stati accontentati con l’autonomia differenziata, che però è contenuta in un disegno di legge non costituzionale e quindi in teoria dovrebbe  giungere prima all’approdo. Il centrodestra ha giustificato il tutto dicendo che le tre proposte erano contenute nel loro programma elettorale e quindi approvate implicitamente dagli elettori, e che si risolveranno in una miglioramento della giustizia, nella tenuta dei governi e nel riscatto dei territori delle singole regioni. E’ vero tutto questo? Del premierato abbiamo già parlato più volte su queste colonne. Vorrei solo aggiungere, che si risolverà in un vero tradimento della nostra costituzione mutando la nostra democrazia da rappresentativa e parlamentare a democrazia diretta e plebiscitaria. Forse Meloni vuole lanciare un messaggio: così non si potrà più dire che la nostra costituzione è antifascista ( parola questa che le sue labbra non hanno mai voluto pronunciare) perché sarà solo afascista. Sulla separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante il discorso si fa più complesso se si ricorre alla specificità giuridica della questione. Brevemente si può osservare che il problema anche se è all’ordine del giorno della maggioranza di governo non lo è certo all’ordine del giorno degli italiani. Gli italiani vogliono sì una giustizia giusta, ma soprattutto più rapida. La lentezza della magistratura non solo intralcia gli investimenti nel nostro paese, ma non dà giustizia ai cittadini che vogliono riconosciuti i loro diritti nel civile e nel penale desiderano che .se innocenti, possano in tempi ragionevolmente brevi essere del tutto scagionati. E’ questa la vera priorità per i cittadini e non altro. Del resto siamo proprio sicuri che separando le carriere tra i procuratori ed i giudici si rende la giustizia più giusta? Ho più di una remora a crederlo. Perché finché l’accusatore è anche magistrato è comunque tenuto alla terzietà, mentre quando non è più configurato come magistrato rimane solo come accusatore  e può essere più portato all’accanimento anziché alla imparzialità, che discende dalla dovere della terzietà. Altre cose contenute nella proposta Nordio sfuggono agli interessi diretti dei cittadini italiani e quindi non c’è proprio bisogno per questo di una revisione costituzionale. Diverso è il discorso sull’autonomia differenziata, perché la riscrittura del titolo V della costituzione, che consente l’autonomia differenziata, porta la responsabilità del centrosinistra quando nel 2001 la propose . Ma l’applicazione di questo principio contenuto nel nuovo titolo V – guarda caso non votata dal leghista Calderoli – deve tener conto di quanto prescrive l’art.119 e cioè che lo stato deve istituire un fondo perequativo per le regioni che hanno minore capacità fiscale affinché in queste regioni siano assicurati tutti i livelli di prestazioni sociali e sanitari a garanzia dei diritti essenziali della persona umana. Ebbene ,tutto questo nella proposta Calderoli è vago e sfumato e soprattutto non sono previste le risorse aggiuntive necessarie. Il pericolo  quindi è serio. Le regioni con maggiore capacità fiscale diventerebbero sempre più ricche e più sviluppate e le altre rimarrebbero sempre più povere e l’Italia si spaccerebbe in due venendo meno l’unità nazionale. Per questo lo scambio delle tre riforme tra i partner del centrodestra senza alcuna attenzione agli interessi generali dell’Italia può divenire un vero attacco alla nostra democrazia.