LUCI ED OMBRE DELLA RIPRESA

di Pierluigi Castellani
Iniziamo dalle luci. Un’indagine realizzata da Unioncamere e Anpl resa nota dalla Camera di Commercio dell’Umbria, di cui abbiamo già dato notizia su questo giornale, stima per la nostra regione una ripresa, nel trimestre giugno-agosto, delle assunzioni per 6.360 unità di cui una quota del 33% destinata ai giovani under 30. Di queste unità aggiuntive di personale il 24% saranno stabili con contratto a tempo indeterminato. Questo dato fa presumere che l’uscita dalle restrizioni imposte dalla pandemia stia rilanciando tutte le attività produttive della regione ad iniziare da quelle della ristorazione e del turismo. Del resto se anche i responsabili dell’economia nazionale sembra che si stiano apprestando a rivedere al rialzo le stime della ripresa dell’Italia anche oltre quel più 5% già ipotizzato significa, che il nostro paese sta scommettendo sul suo futuro e ciò induce tutti ad una cauto ottimismo. Altra notizia positiva è, a mio modesto parere, l’incontro tenutosi nei giorni scorsi tra i presidenti delle cinque regioni centrali: Umbria, Marche, Abruzzo, Toscana e Lazio per convergere tutti su medesimi progetti per rilanciare l’Italia centrale, che appunto va vista nella sua interezza e cioè dall’Adriatico al Tirreno. Come si ricorderà già su queste colonne avevamo segnalato che quella prima intesa, promossa dalle Università di Umbria, Marche ed Abruzzo, appariva monca e non destinata a dare un esaustivo contributo senza la Toscana ed il Lazio, regioni così intimamente connesse alle problematiche che vive l’Umbria, che soffre per la mancanza di rapide vie di accesso ai due mari. Ora forse si sta marciando nella giusta direzione e ci auguriamo che ciò comporti il superamento di quel deficit strutturale di cui la nostra regione soffre. Non mancano certe ombre che si addensano sulla nostra ripresa. In primo luogo perché non si riscontrano segnali incoraggianti verso quella che dovrà essere la sanità umbra del dopo covid. Va a rilento la ripresa delle prestazioni ordinarie nei presidi sanitari fino ad ora stressasti dall’emergenza coronavirus. Né si conosce quale sarà il disegno del servizio sanitario regionale nella sua interconnessione tra presidi , servizi territoriali e ospedali con il potenziamento delle eccellenze già presenti, né si ha notizia di quando sarà definitivamente colmato il vuoto di organico nel personale sanitario, registratosi a seguito dei pregressi tagli alla sanità, né quando si può essere certi del necessario potenziamento per assicurare una diffusa medicina sul territorio. A questo poi c’è l’incertezza che ancora si vive su come sarà spesa in Umbria la quota del recovery fund assicurato dall’Europa e quali saranno i progetti approvati e finanziati e soprattutto quali e quanti saranno i progetti effettivamente realizzabili entro il 20026 come vuole l’Europa. Insomma si vive ancora in queste incertezze che possono raffreddare quel cauto ottimismo che le luci riscontrate sembrano alimentare. Potremmo così concludere che anziché al pessimismo della ragione vogliamo affidarci all’ottimismo della nostra volontà.