Medici di base, allarme carenza anche in Umbria: 40 in pensione e solo 29 borse di studio. Rischio vero per le zone svantaggiate.
Cercasi medici di base anche in Umbria. Nella nostra regione saranno quasi quaranta tra medici di famiglia e pediatri di libera scelta ad andare in pensione e non si sa ancora se verranno sostituiti. Anzi è assai probabile che non saranno coperti tutti. Così da un lato in 40 andranno in pensione e dall’altro, per mancata programmazione, quelli più giovani che ne prenderanno il posto sono pochi, o almeno non sufficienti per coprire tutti i posti vacanti. Finora in Italia andavano in pensione ogni anno circa 7-800 medici di base, ma nei prossimi tre o quattro anni ci sarà l’impennata con 2000-2500 pensionamenti all’anno fino al picco dei 3000 nel 2024. In pratica – sostiene Silvestro Scotti, segretario della Federazione nazionale dei medici di medicina generale -in quattro anni avremo una carenza d’organico di 10-15 mila medici, considerando che tutti lascino a 70 anni e non a 68 come è loro diritto. Considerando i pediatri, alcune stime arrivano a 16 mila. La situazione è disomogenea a livello nazionale con zone già scoperte al Nord dove si è in forte sofferenza, altre ancora, come quelle centrali dove l’emergenza si sta prepotentemente affacciando. Un problema che rischia di allargarsi a macchia d’olio anche in Umbria. Ogni medico di base può avere da noi al massimo 1.500 pazienti e la maggior parte sono massimalisti, come si dice in gergo, avendo già raggiunto il tetto consentito. In Lombardia – regione che non ha dato una grande prova di efficienza in questi mesi – il tetto è stato alzato fino a 1800 pazienti, ma non può essere una soluzione se si vuole mantenere una buona qualità del rapporto medico-paziente. In Umbria attualmente ci sono circa 720 medici di base o famiglia e 113 pediatri di libera scelta, su una popolazione di poco inferiore ai 900 mila abitanti. Come abbiamo detto da qui alla fine dell’anno saranno una quarantina i “dottori di famiglia” che lasceranno l’ambulatorio in Umbria mentre le borse di studio per medicina generale saranno appena 29. In una intervista rilasciata poco tempo fa alla brava giornalista Erica Pontini del quotidiano umbro “La Nazione”, Tiziano Scarponi , consigliere dell’Ordine dei medici di Perugia e medico di medicina generale da più di 40 anni, ha detto che ” il rischio vero è che si resti senza medico di base nelle zone geograficamente svantaggiate”. Insomma in Umbria – ancora per poco tempo – le aree urbane riusciranno a resistere abbastanza bene mentre le aree marginali e disagiate entreranno in difficoltà. Per fare un esempio: Perugia, Terni e Foligno potranno (per quanto ?) ancora stare tranquilli mentre alcuni territori come la Valnerina, la fascia dell’Appennino e altri piccoli Comuni rischiano di trovarsi con l’ambulatorio senza medico. Ma come mai mancano i medici di base ? Secondo la Fimmg c’è, innanzitutto, un problema di orientamento, perchè l’Università non forma all’idea della medicina generale , ma all’idea della medicina specialistica. ” Lo studente scopre la medicina generale in fase di abilitazione, quando ha già iniziato a frequentare reparti e a preparare la tesi “, precisa Scotti. E poi c’è il fatto che aprire un ambulatorio e dotarsi di un pò di tecnologia costa e si deve attendere la scelta da parte dei pazienti, molto diversificata a seconda delle aree. E qui arrivano le difficoltà per quelle zone svantaggiate dove la popolazione è poca e le distanze tra piccole frazioni sono assai: oltre il danno la beffa. Si tratta di realtà dove il più delle volte non ci sono servizi sanitari adeguati: niente ospedale, nessun punto di primo soccorso e infrastrutture che non consentono di viaggiare velocemente e in sicurezza. A fare di più le spese di questa situazione sono proprio le aree svantaggiate, più isolate e meno collegate con i mezzi pubblici. Spesso nei comuni rurali ai cittadini viene assegnato un medico di un altro comune, distante chilometri, dove fa fatica ad arrivare l’autobus e per gli anziani è un vero calvario. ” E’ un disastro, un medico non rimpiazzato è un pezzo di sicurezza che se ne va”, afferma un ‘amministratore di un piccolo comune dell’eugubino-gualdese. Il direttore regionale della sanità Claudio Dario, recentemente, ha detto che il rischio ” disservizio” esiste alla luce del decremento delle borse per la scuola di medicina generale. Questa è la realtà con un sistema sanitario che sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua quarantennale storia. Il ricambio è fermo e l’allarme anche per l’Umbria è lanciato già da tempo.