MELONI CON L’ELMETTO
di Pierluigi Castellani
Scrivete Giorgia. Così, con un tratto non trascurabile di megalomania e forzando la legge elettorale Giorgia Meloni a Pescara ha chiamato i suoi alla guerra indossando l’elmetto ed a dorso di un cavallo , guidando così il suo esercito alla pugna. Lo stile è sempre quello. Meloni ha bisogno di inventarsi nuovi nemici, perché si trova a suo agio più nello scontro diretto che indossando i panni istituzionali di capo di governo. Non c’è un qualche ragionamento che sia filo conduttore nei suoi discorsi. Lo stile è quello del comizio ed ora infatti parte lancia in resta contro l’Europa con l’unico obbiettivo di trasportare nel consesso europeo maggioranze e alleanze di centrodestra arruolando anche l’estrema destra dello spagnolo Vox e di altri sovranisti europei, con sulla porta, pronto ad entrare, anche l’ungherese Orban. Ma il vero obbiettivo rimane il mantenimento della sua leadership in Italia per non essere disarcionata dalla guida dell’esecutivo. Vuole fare delle elezioni europee un sondaggio sulla sua persona e chiedere un referendum sul suo governo. Questo è un pericoloso plebiscitarismo. E l’Europa? Per Giorgia Meloni il vero obbiettivo, accentuando alcuni tratti sovranisti , è far tramontare definitivamente il sogno di un’Europa più forte e solidale. Infatti l’Europa delle nazioni, che è in salsa moderna la ripetizione del vecchio slogan di De Gaulle l’Europa delle patrie, è proprio tutto il contrario di ciò di cui ha bisogno oggi l’UE. L’Europa regge e potrà crescere, anche come autorevole interlocutore internazionale, se avrà maggiore integrazione ed unità d’intenti in tante materie: dalla politica fiscale, alla politica industriale, alla difesa, come hanno autorevolmente suggerito Mario Draghi ed Enrico Letta. Su queste materie non ci possono essere comportamenti ambigui, come ha rilevato sulle pagine del Corriere della Sera del 29 aprile Mario Monti a proposito del patto di stabilità e del Mes. Questi atteggiamenti portano all’isolamento dell’Italia e già si avverte freddezza nei confronti del governo Meloni da parte della Francia di Macron e della Germania di Scholtz. Ed ora quindi al di là della trionfale scenografia di Pescara rimane uno sconsolante messaggio, che sorvolando su tutti i mali del paese come la crescita della povertà, i salari bassi corrosi anche dall’inflazione, una sanità pubblica definanziata ed in difficoltà, e le magliette con cui anche manager di stato si sono lasciati fotografare. Un messaggio di ostentata ed accentuata personalizzazione del partito della Meloni. Rimane quindi solo una kermesse elettorale di un forza politica, che governando un paese grande come l’Italia, si ritiene ancora all’opposizione contro tutto e tutti, evocando fantasmi di una presunta aggressione da parte di una imprecisata sinistra, che, guarda caso, con le sue contraddizioni e divisioni interne purtroppo non sembra poter mettere in difficoltà la navigazione della maggioranza governativa, che cerca di nascondere le interne rivalità e il pericoloso scivolamento a destra di partner della maggioranza, che pur di erodere consensi arruolano un personaggio diviso ed impresentabile come il generale Vannacci.