MELONI E LA CAMPAGNA DI ALBANIA
di Pierluigi Castellani
Come molti avevano previsto il Tribunale di Roma ha fatto scoprire il bluff della Meloni ed anche i 12 migranti rimasti nel CPR , costruito dal governo in Albania , sono stati riportati in Italia. E naturalmente si è riaccesa la polemica del centrodestra nei confronti della magistratura rea di intralciare le scelte dell’esecutivo e di sostituirsi alla politica. Cosa questa oramai scontata da quando i giudici indagavano su Berlusconi. Emerge qui il tratto più illiberale della cultura della destra , l’assunto che la democrazia consista soltanto nel far votare di cinque anni in cinque anni il popolo sovrano. Per questa cultura le scelte del popolo non possono più essere messe in discussione e qualunque scelta venga fatta da chi ha consenso, anche se basato su sondaggi, è legittimata e sottratta ad ogni altro giudizio. Ma la democrazia non consiste solo nell’esercizio del voto, ma anche nel contrappeso dei poteri, nella loro separazione e nello stato di diritto, che garantisce i diritti di tutti, anche delle minoranze. Cosi abbiamo assistito nel passato all’assalto dei leader, che si volevano sottrare al giudizio dei magistrati e che si rifiutavano di essere sottoposti alla legge come ogni cittadino. Ora abbiamo ministri come Salvini che aizzano la piazza contro i magistrati che intendono giudicarlo e un intero governo, persino il ministro della Giustizia, che dovrebbe astenersi dal giudicare pubblicamente le sentenze, che accusano la magistratura cosiddetta di parte di intralciare le scelte, molto criticabili, come l’accordo con l’Albania, che anziché risolvere il problema del contrasto all’immigrazione irregolare, si risolve spesso in uno spreco di denaro pubblico. Del resto è tipico di questa destra, anziché cercare di risolvere concretamente i problemi dà un clamoroso annuncio di avere trovata finalmente la strada per la soluzione senza verificarne la reale fattibilità e la convenienza in termini economici. Cosi è avvenuto nel caso dell’accordo con l’Albania, così con le tante promesse elettorali, dall’azzeramento della legge Fornero, al blocco navale, alla eliminazione delle accise, alla riduzione della pressione fiscale e così via. Poi se dall’annuncio non si giunge alla realizzazione concreta di quanto annunciato la colpa non è del governo, ma dei poteri forti o di complotti varie volte vagheggiati, dell’ostilità dell’opposizione, della lentezza e farraginosità delle procedure e così via. Come se ancora la destra fosse all’opposizione e non si trovasse invece proprio al comando con una schiacciante maggioranza parlamentare, anche se, per buona fortuna degli italiani , la previsione di maggioranze qualificate non consente loro di scegliersi impunemente i giudici della Corte Costituzionale, il presidente della RAI ed altro. La democrazia viene garantita soprattutto dalla separazione dei poteri, che è il principio basilare. Così non avviene in altri paesi dove vige la cosiddetta democrazia illiberale , o dove esiste un vero e proprio autoritarismo quando non una vera e propria dittatura, come in Ungheria, nella Russia di Putin , in Cina o in Corea del Nord. La democrazia va salvaguardata nei suoi consolidati principi e difesa da quello strisciante autoritarismo che registriamo in questo terzo millennio. Ecco perché vanno difese nel nostro paese quelle istituzioni di garanzia, come il Capo dello Stato, che purtroppo la proposta di premierato sta mettendo in discussione.