PATRIOTTISMO E NAZIONALISMO, due termini inconciliabili
In questo scorcio di fine aprile, nel trascorrere dei giorni tra il ricordo del 25 aprile e l’approssimarsi della festa del lavoro del 1 maggio, riflettendo sul destino comune degli italiani e dell’intera umanità nel sostenere la battaglia contro il cornavirus è senz’altro utile la lettura di una scarno e agile libretto di Maurizio Viroli “Nazionalisti e Patrioti” pubblicato da Laterza nel mese di ottobre 2019. Come possiamo conciliare il sentimento di appartenenza, che ci accomuna nel momento in cui issiamo sui nostri balconi la bandiera tricolore a significare la volontà di riscatto necessaria a superare la crisi dovuta all’emergenza sanitaria, con l’aspirazione ad una pace duratura ed alla prosperità per tutti gli abitanti della terra? La risposta che involontariamente, il saggio è stato pubblicato prima dello scoppio della pandemia, fornisce Maurizio Viroli è al contempo semplice ma densa di significato e stimola a riscoprire i valori insiti nel patriottismo repubblicano coltivato da uomini come Giuseppe Mazzini e Carlo Rosselli. ” La patria – scrive Mazzini – è una comunione di liberi e di eguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine” ed aggiunge Rosselli ” ( la nostra patria) non si misura a frontiere e cannoni, ma coincide con il nostro mondo morale e con la patria di tutti gli uomini liberi” Non c’è contrasto quindi tra patriottismo e dovuto rispetto per le patrie degli altri, perché appunto tutti siamo italiani ma anche appartenenti all’intera umanità. Per questo patriottismo e nazionalismo non sono la stessa cosa, anzi il patriottismo è il contrario del nazionalismo come già avvertì Banedetto Croce. ” Il nazionalismo – scrive Viroli è pericoloso….non nasce come linguaggio che esalta la libertà, ma come un linguaggio che esalta l’omogeneità culturale o etnica: non insegna il rispetto per la persona umana, ma giustifica il disprezzo per chi non appartiene alla nostra nazione. I crimini contro l’umanità perpetrati in nome del nazionalismo non sono stati errori ma logica conseguenza dei principi di questa dottrina”. La sinistra quindi non può lasciare il sentimento patriottico alla destra perché c’è il rischio ” che se continuerà a vincere, il nazionalismo ci porterà ad una democrazia intollerante e barbara”. In questo senso la sinistra è stata molto disattenta perché “tranne pochissimi leader – è ancora Viroli che scrive – , primo fra tutti Carlo Azeglio Ciampi, nessuno a sinistra ha saputo fare tesoro dell’ideale del patriottismo repubblicano”. Meditare su queste cose non solo rende utili questi giorni dell’ ” io resto a casa”, ma può condurre ad una nuova coscienza dei valori di cui devono nutrirsi le forze politiche che avvertono il pericolo della degenerazione del nazionalismo in sovranismo. Pende su tutti noi il monito di Primo Levi quando in “Se questo è un uomo” scrive : ” A molti individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che ogni straniero è nemico….Ma quando questo avviene,quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager”.
P.C.
Maurizio Viroli,”Nazionalisti e Patrioti”, Laterza, Bari Roma 2019, pg 87. Euro 9.