PERUGIA, DONATELLA PORZI, A PROPOSITO DEL DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO
Siamo giunti alla fine del piano triennale di dimensionamento per quello che attiene alla fase di competenza della Provincia. Si è trattato di un percorso lungo, impegnativo, faticoso per certi versi, sicuramente di grande responsabilità. I sacrifici, a cui il mondo della scuola è stato sottoposto, in qualche misura, offendono gli operatori scolastici siano essi personale ATA, Amministrativi, Docenti o Dirigenti. Tutti hanno dovuto fare degli enormi sacrifici per tentare di rientrare in parametri numerici che, via via, nel corso del triennio diventavano sempre più stringenti e che poco o nulla rappresentano sul piano della qualità dell’offerta formativa, che diventava una variabile insignificante, quando invece dovrebbe rappresentare il vero punto di partenza di una normativa di programmazione e di organizzazione del mondo scolastico.
Molte le resistenze, molti i tentativi di difendere un presidio, un patrimonio che diventa fondante ed insostituibile per i nostri piccoli Comuni, per i quali la scuola rappresenta un tratto identitario, il fulcro di tante attività culturali, un elemento di integrazione e coesione sociale importantissimo. Alcuni Comuni sono stati chiamati a privarsi dell’Autonomia scolastica, ad unirsi ad altre realtà. Responsabilmente il processo ha preso il via due anni fa, quando alcune realtà hanno cominciato a fare i primi passi in questa direzione, cercando la stabilità unendo più identità scolastiche che originavano Istituti Comprensivi, Istituti d’Istruzione Superiore e solo in rari casi Istituti Omnicomprensivi.
Molti i malumori, le raccolte di firme, le proteste rivolte a una “politica” incapace di capire che non è la scuola l’elemento su cui realizzare tagli e risparmi. Ce lo ha ricordato anche l’Europa in questi ultimi giorni osservando che il trattamento riservato ai precari non è più sostenibile. Giunti ormai alla conclusione va fatto l’ultimo sforzo per superare le resistenze anche di chi, pur ricoprendo ruoli amministrativi sovracomunali, avendo la responsabilità di far quadrare un equilibrio delicatissimo, avanza richieste a vantaggio esclusivo della propria città di origine, definendo “persecuzione politica” l’applicazione di una normativa nazionale.
Non si possono chiedere riserve solo per i propri territori di provenienza, il rispetto delle norme, l’equità del trattamento riservato a tutti i territori, la valutazione obiettiva delle singole realtà sono elementi da cui non si può e non si deve prescindere. Ecco perché, coerentemente alle linee guida emanate dalla Regione, l’Amministrazione Provinciale, in Giunta, nel passaggio in Commissione e con l’approvazione nella Conferenza Provinciale ha portato a termine il percorso di dimensionamento per le scuole secondarie di secondo grado proponendo gli accorpamenti per il Gattapone di Gubbio e per il Battaglia di Norcia, subordinandoli però al fatto che tutte le altre amministrazioni, Comuni e Regione, portassero a compimento le situazioni rimaste in sospeso. Non sono immaginabili deroghe per chi non ha voluto o non vuole fare la sua parte, sarebbe scorretto nei confronti di quei territori che con serietà già da tempo hanno fatto sacrifici.
Altra storia, il piano dell’offerta formativa, anche questo approvato in Giunta, discussa in Commissione ed approvata in Consiglio Provinciale. Per le proposte non valutate, agli Amministratori di Gualdo Tadino ricordiamo che da regolamento regionale la proposta per l’apertura di nuovi indirizzi deve essere fatta dalle Istituzioni scolastiche, mentre le Amministrazioni Comunali possono sostenere tali richieste. Da Gualdo è pervenuta soltanto una richiesta del Comune, ma nulla dalla scuola, unico ente legittimato a farlo. Anche in questo caso la partita è complessa e articolata, sicché con senso di responsabilità si è cercato di analizzare le varie richieste valutando in termini più ampi le conseguenze che singoli provvedimenti potevano avere sul territorio.
L’apertura di un nuovo indirizzo in una città non può essere presa in considerazione pensando soltanto alla soddisfazione di una richiesta locale. Vanno considerati una serie di elementi. In primo luogo vanno presi in esame i numeri degli iscritti negli istituti dei comuni limitrofi, per cercare di capire se queste realtà sono stabili, se i livelli d’iscrizioni si stabilizzano e consolidano, tanto da poter prevedere altre aperture che non mettano a rischio l’istituzione presa in esame. Va anche analizzato il possibile bacino territoriale sul quale potersi spingere per l’orientamento per cercare di essere attrattivi su un’area più vasta. Importante è anche valutare il rapporto del numero degli istituti rispetto alla popolazione scolastica verificando l’allineamento ai dati nazionali. Infine è essenziale considerare la coerenza di una richiesta/proposta, che seppur sostenuta e supportata dalle forze economiche del territorio, deve mantenere e garantire i caratteri fondanti dei percorsi d’istruzione.
Pensare ad altre formule, in questo momento pare un po’ azzardato. Ciò non significa che la scuola non possa mutare i suoi tratti distintivi nel tempo, ma per certe “contaminazioni” occorre maggior riflessione (un percorso scolastico che preveda le ore laboratoriali negli esercizi commerciali della città rappresenta un’anomalia e una non coerenza, considerando anche che la Provincia ha preteso la modifica di un regolamento regionale, per ciò che riguarda la realizzazione dell’integrazione Istruzione/Formazione, pretendendo che fosse quest’ultima ad entrare nelle scuole e non viceversa).
Potrebbe inoltre essere ripensato e rimodulato il piano di distribuzione degli indirizzi, ricordando che in tempi non lontanissimi sono stati fatti degli accordi tra amministrazioni, alla luce di nuove e mutate esigenze territoriali; è però impossibile sostenere che a causa di una (tra l’altro non unica) marginalizzazione territoriale si possa pretendere di avere tutti gli indirizzi possibili. Avremmo tante debolezze e questo non ce lo possiamo permettere, ecco perché qualche no. Il “no” in alcuni casi è stato compreso ed accettato alla luce delle risposte date (ricordiamo la richiesta dell’Alberghiero a Perugia o dell’Agrario a Foligno). Cerchiamo di evitare strumentalizzazioni demagogiche e populiste.