PUTIN E LA MEMORIA DI YALTA

di Pierluigi Castellani

Sono trascorsi settantasette anni da quando a Yalta i grandi della terra divisero il mondo in due zone di influenza : l’Est alla Russia Sovietica e l’Ovest all’ Occidente. E’ indubbio che Vladimir Putin si muova sullo scacchiere internazionale con nella memoria quegli accordi nell’intento, oramai non più tanto nascosto, di far rivivere quel passato per estendere l’influenza  russa su quei paesi, che un tempo erano parte dell’impero sovietico. Prima lo ha tentato con la Georgia ed ora tocca all’Ucraina, che Putin nel suo lungo intervento a rete unificate ha definito essere uno stato fantoccio senza una vera identità nazionale e  sottolineando che il Donbass, la zona contesa, sarebbe stata annessa con forza all’Ucraina dai collaboratori di Lenin. Con questa giustificazione il nuovo Zar di Mosca ha motivato l’unilaterale riconoscimento delle due piccole repubbliche del  Donetsk e del Lugansk, autoproclamatesi tali, e ribellatesi all’autorità di Kiev. Ma è quel passaggio, in cui si nega all’Ucraina la dignità di nazione, che svela il vero obbiettivo di Putin. E’ negando all’Ucraina di avere una vera coscienza nazionale che viene alla luce il vero obbiettivo dell’inquilino del Cremlino: quello di ricreare la sognata grande Russia, come è nei cuori di molti nostalgici nazionalisti russi. Ma allora quali sono le reali intenzioni di Putin? Ora l’Ucraina e poi? Per anni il mondo ha cercato quella distensione che facesse superare la guerra fredda. Si era creato un fragile equilibrio su cui si è fondata una pace, a volte insicura, ma alla quale il mondo si era assuefatto. Piccole e lontane guerre sembravano non toccare le preoccupazioni degli animi , ma ora c’è il timore che la scintilla della guerra si manifesti proprio nel cuore dell’Europa toccando interessi vitali per molti paesi come la Germania e l’Italia, che dipendono per quasi il 40% dalle forniture del gas russo. Anche la difficile ripresa economica del dopo pandemia viene messa a rischio. L’Europa è quella che rischia di più e che vede aumentare le preoccupazioni degli stati  che si sono liberati dal giogo sovietico dopo la caduta del muro di Berlino. Sono quelli che confinano con la Russia o con  stati già nell’orbita russa come la Bielorussia. Insomma l’Europa è in subbuglio  ed è in fermento tutto l’Occidente che si ritrova all’interno della Nato, il vero spauracchio di Putin. Putin non vuole la Nato ai suoi confini, teme per la sicurezza della Russia sottovalutando l’autonoma volontà di quei paesi, che liberamente hanno scelto l’Alleanza Atlantica. A quanto sembra non sono bastate le rassicurazioni fornite da Macron e Scholz circa  il fatto che per ora, e forse per lungo tempo, non è  all’ordine del giorno l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Oramai nessuno si fida più di nessuno. Accuse e falsità si rimbalzano da tutte le parti e sembra veramente impossibile che ora la Nato possa davvero mettere a rischio la sovranità della Russia. Ciò però che è vero è che ancora una volta i carri armati russi invadono un territorio, fino ad ora nella formale sovranità di uno stato libero e indipendente. Si fermeranno ai confini delle due autoproclamatesi repubbliche senza tentare di annettersi anche la zona del Donbass ancora sotto la sovranità ucraina, ripetendo già quanto avvenuto in Crimea e nelle due piccole regioni della Georgia, già oggetto delle attenzione di Mosca ? Questo è l’auspicio di tutti noi.