SINISTRA E POPOLO TORNERANNO AD INCONTRARSI ?
di Pierluigi Castellani
Sinistra e popolo potranno di nuovo incontrarsi? E’ una domanda che rimane sospesa ad ogni tentativo di rifondazione di una sinistra, che possa recuperare il ruolo di governo del paese. Ora a questa domanda cerca di rispondere anche la nuova segretaria del PD Elly Schlein con il suo attivismo nelle recenti manifestazioni di piazza indette dai sindacati. Il tentativo della Schlein è ancora più scoperto perché sembra voler riproporre l’ antico collateralismo con il sindacato di sinistra pensando, ma in questo caso sbagliando, che la CGIL pur annoverando il maggior numero di iscritti, possa assorbire e rappresentare tutto il variegato universo sindacale del nostro paese. Ma è proprio così, o c’è dell’altro ? C’è che da tempo l’elettorato di sinistra ha subito un mutamento, che non deve sfuggire a chi desidera riprendere il dialogo con i ceti popolari. C’è stato il grande swapp come lo chiama Luca Ricolfi nel suo ” La mutazione, come le idee di sinistra sono migrate a destra” ,edito da Rizzoli. E’ avvenuto che, e questo è rilevato anche da altri opinionisti politici, che l’idea di progresso in tutti i campi ha affascinato acriticamente la sinistra : il progresso tecnologico, la globalizzazione, la libertà di commercio nel mondo, i nuovi diritti e le libertà sessuali, la difesa degli LGBT, il fenomeno dell’immigrazione, dimenticando invece quanti hanno subito danni e si sono impoveriti con una globalizzazione senza regole e vedono minacciata la propria identità di lingua, di cultura, di tradizioni, di status sociale. Insomma come è stato già rilevato la sinistra si è relegata nelle ZTL delle grandi città , preferendo il politicamente corretto e abbandonando le periferie urbane ed extraurbane, essendosi occupata degli ultimi lasciando al proprio destino i penultimi. Ma allora il tentativo della Schlein potrà avere successo? Credo che potrà recuperare, stando agli ultimi sondaggi, voti tra gli astensionisti e i 5Stelle, ma temo che questo non sia sufficiente perché il PD possa assumere il profilo di una sinistra di governo. Perché ciò possa avvenire il PD non può non chiedersi quale debba essere la rappresentanza sociale di un partito di governo. C’è tutto un mondo di ceto medio impoverito, di artigiani in difficoltà, di autonomi e professionisti, che non ha dietro di sé una cultura di sinistra, ma che non vuole essere risucchiato da una destra, che ha un’idea di paese in cui l’Italia non si ritrova più dopo gli anni della costruzione di un’Europa integrata ed in pace, che sa che il nazionalismo estremo ed il sovranismo nel mondo di oggi non possono avere un futuro. Il problema della rappresentanza di questo vasto spaccato sociale è stato infatti all’origine dell’Ulivo di Romano Prodi e del PD di Walter Veltroni. Tornare ora indietro ed esaurirsi nella ristretta nicchia di sinistra significa tornare al secolo scorso , al PDS, ai Ds ed allora in questo caso si abbandona ad altri la rappresentanza di questo vasto spaccato sociale. Segno di questo sono alcuni significativi abbandoni, come quello di Carlo Cottarelli. Ma davvero il PD vuole tronare indietro di anni, tornare a prima dell’intuizione di Prodi, che, non dimentichiamolo, ha originato l’unica occasione in cui il centrosinistra ha conquistato, con le elezioni, il governo del paese.