STATO E REGIONI, COLLABORAZIONE O CONFLITTUALITA’ ?

L’approvazione della contrastata legge Calderoli sull’autonomia differenziata ha riportato l’attenzione del confronto politico sul sistema regionale e sul suo collocarsi all’interno del quadro  di mantenere fermo il necessario principio dell’unità della Repubblica, perché, a detta di molti, il testo di legge approvato recentemente dai due rami del parlamento non assicura questa unità essendo priva di risorse per mantenere  l’equità solidale tra le Regioni. Come giustamente osserva Luca Castelli nel suo recente lavoro ” Il sistema delle Conferenze. Terza Camera o sede di ratifica?”, pubblicato da Il Mulino, il regionalismo differenziato di Calderoli ” non prevede la condizione che prima debba essere attuata l’autonomia finanziaria di Regioni ed enti locali prevista dall’art.119″ della Costituzione. Infatti se non si conoscono preliminarmente quali siano le risorse destinate a garantire i livelli essenziali di prestazioni sociali e sanitarie a tutte le Regioni non si consente al sistema delle Regioni e degli enti locali di mantenere quella unicità e solidarietà della nazione stabilita dalla nostra Costituzione. Il problema sta tutto qui , e la forzatura della Lega, improvvisamente riscopertasi Lega Nord, per assicurarsi l’approvazione di questa legge in un evidente scambio pattizio con le altre due riforme del governo Meloni, premierato e separazione delle carriere dei giudici, può legittimamente consentire alle opposizioni di parlare di una legge ” spacca Italia”. Ma a monte di tutto questo c’è che con la riscrittura del titolo V della Costituzione, avvenuta nel 2001, e l’introduzione delle materie concorrenti tra Stato e Regioni non è stato previsto come assicurare quella leale collaborazione tra il livello statale e quello del sistema delle Regioni e delle autonomie, che pur rappresentano, come recita l’art. 114, elementi costitutivi della Repubblica al pari dello Stato. E’ per questo che non essendoci una sede dove attuare questa leale collaborazione, che sono sorte le Conferenze: Conferenza Stato-Regioni, Conferenza delle Regioni, Conferenza delle Regioni e degli Enti Locali. Via via i sistema delle Conferenze, come ben illustra Castelli con attento esame di tutti i risvolti storici e giuridici, è divenuto quel luogo dove attuare la leale collaborazione onde evitare una perenne conflittualità , che ingolfa la Corte Costituzionale, chiamata  a dirimerla. Ora, pertanto, si pone il problema, sollecitato anche dalla legge sull’autonomia differenziata, di dare forza al sistema delle Conferenze nell’iter dell’approvazione delle leggi su materie concorrenti tra Stato e Regioni. E le modalità, suggerisce Castelli, possano essere: o la Costituzionalizzazione del sistema delle Conferenze o invece quella  di giungere finalmente a superare il bicameralismo perfetto, come aveva del resto previsto la riforma Renzi poi bocciata dal voto referendario. Ma è da qui che giunge anche un’altra lezione, come annota Castelli, perché ” Qui….sta il peccato originale della revisione del titolo V, ossia l’aver inaugurato l’infausta stagione delle riforme a colpi di maggioranza”. Stagione che purtroppo con si è conclusa, come stiamo registrando nella odierna attualità con le riforme  proposte dal governo Meloni.

Il libraio

Luca Castelli, ” Il sistema delle Conferenze. Terza Camera o sede di ratifica?”, Il Mulino, Bologna, 2024, pp.171      Euro 16,00