A Perugia la cerimonia in ricordo delle donne antifasciste detenute nel carcere femminile
Una cerimonia semplice ma molto sentita quella che si è svolta ieri pomeriggio sotto la lapide che ricorda le donne antifasciste detenute nel carcere di Perugia, in via del Parione. Un rito laico che si ripete ogni 8 marzo, diventato da tempo un appuntamento fisso, come precisato dal segretario della sezione Anpi “Partigiane d’Italia” Jacopo Manna, con l’obiettivo di conservare la memoria e portare alla luce alcune pagine della nostra storia poco conosciute. “Un omaggio a tutte le donne – ha detto Manna – che a vario titolo, ma sempre per opposizione al regime fascista vennero rinchiuse per periodi più o meno brevi in questo luogo che una volta era il carcere femminile”.
Come sottolineato in apertura dell’iniziativa fu dal loro antifascismo, dalla loro partecipazione, armata e non armata, alla resistenza che, accanto alla lotta per la liberazione dell’Italia dal fascismo, iniziò la riflessione e la lotta per la liberazione delle donne da un sistema patriarcale che le confinava nel ruolo subalterno di spose e madri senza diritti di cittadinanza.
Quest’anno è stato ricordato un numeroso gruppo carcerato a Perugia nel 1943: si tratta di circa 250-300 donne slave, provenienti in gran parte dalla provincia di Lubiana, che come riportano alcuni documenti erano alloggiate in sette stanzoni e vivevano con razioni minime di cibo. A mano a mano si organizzarono tra di loro, soprattutto per sostenere le madri con bambini, piccole creature anche loro recluse.
La targa commemorativa posta sulle mura dell’ex carcere è stata ripristinata nel 2021 dalla Provincia di Perugia proprio per non disperdere la memoria e restituire una identità alle donne perseguitate politiche. In rappresentanza dell’Ente, alla cerimonia ha partecipato la consigliera Erika Borghesi, sempre presente negli anni all’iniziativa: “Ci troviamo in un luogo significativo della nostra città – sono state le parole della consigliera provinciale -, per commemorare le donne antifasciste imprigionate in questo carcere, dove hanno subito umiliazioni profonde. Donne coraggiose che hanno saputo lottare con forza, dignità e determinazione per la libertà e la democrazia”.
Immancabile anche la presenza della partigiana Mirella Alloisio, che ha conosciuto e frequentato alcune delle donne ricordate.
Dopo la deposizione della corona di alloro e dei fiori sulla lapide, la cerimonia è proseguita con letture e memorie a cura della sezione ANPI e con un approfondimento storico del professore Armando Pitassio, docente di Storia orientale dell’Università di Perugia.