Carcere di Perugia: “Disumanità che non può continuare”. Visita del garante con sindaca
Nel carcere di Perugia siamo difronte a “una condizione di disumanità che non può continuare” con temperature che arrivano “a 40 gradi, senza aria condizionata, con ambulatori medici dove non si riesce a stare e a lavorare, dei poveretti che stanno nel cemento, in delle stanzette ammassati, ma anche quando stanno da soli non gambia granché, con queste temperature”. E’ questa la fotografia che il garante dei detenuti in Umbria, Giuseppe Caforio, ha fatto al termine di una visita a Capanne con la sindaca, Vittoria Ferdinandi. Che ha parlato con alcuni detenuti, visto le varie aree del carcere e gli ambulatori e si è confrontata con chi lavora all’interno. “Abbiamo visto il piano dell’isolamento e credo che rappresenti, passatemi il termine forte, un vero inferno dei viventi”, ha detto Ferdinandi parlando con i giornalisti all’uscita. “In questo momento – ha aggiunto – il nostro carcere è un luogo che rimanda ad una gravità di situazione proprio a livello di diritti umani fondamentali che vengono negati. C’è da fare un grande lavoro insieme a tutte le istituzioni per cercare di ripensare a questo luogo e di restituire ai carcerati e alle carcerate delle condizioni di vita umane”. Caforio, che ha parlato di “realtà che tradisce e viola i diritti fondamentali dell’uomo”, ha annunciato di avere depositato un esposto alla Procura della Repubblica per chiedere accertamento giudiziale sulla situazione denunciata, “al fine di verificare se sussistono estremi di reati penalmente perseguibili e quindi con l’evidente intento anche di sollecitare una svolta reale e immediata ad una situazione oramai intollerabile”. La sindaca di Perugia, ha sottolineato Caforio, ha avuto modo di parlare con tanti ragazzi detenuti, alcuni giovanissimi. Tutti hanno caratteristiche e peculiarità di riabilitazione. C’è chi ha un mestiere, c’è chi ha un’arte, ha parlato con un rapper che scrive e pubblica canzoni. C’è gente che se gli si da un’opportunità torna nella società e contribuisce a migliorarla. “Dobbiamo lavorare in questo senso – ha aggiunto Caforio – perché il principio costituzionale della riabilitazione non è un’affermazione che sta lì sulla carta ma è una realtà che si può attuare e un Paese civile lo deve fare”. Per Vittoria Ferdinandi “il carcere non deve essere considerato come un luogo di fine corsa ma dovrebbe essere di riabilitazione, nel momento in cui scontano giustamente le proprie pene, anche a delle opportunità di vita future. Quello del Comune, grazie al garante, sarà prima di tutto quello di cercare di riaccendere un faro di riflessione e di denuncia, ma noi ci occuperemo anche di cercare di riportare l’esterno all’interno del carcere, di riportare le cooperartive, di riportare il mondo del terzo settore, in modo da poter offrire delle progettualità che permettano a chi sta scontando la propria pena di avere un’idea di possibilità di reinserimento nella società”.