Coronavirus, l’epidemia peggiora: Rt arrivato a 1,7. L’Umbria a rischio moderato, sottostimata la velocità di trasmissione.
L’epidemia va veloce e l’Italia si avvia verso uno scenario molto preoccupante. L’indice Rt , che calcola la capacità di replicazione del contagio, ” in Italia è a 1,7 – spiega Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore Sanità – Tutte le regioni sono sopra il valore Rt 1 e molte anche significativamente sopra”. Il monitoraggio della cabina di regia ci consegna – per il periodo dal 19 al 25 ottobre – numeri sempre più preoccupanti. Oggi in Italia ci sono stati 31.084 nuovi casi su 215.085 tamponi eseguiti. Ieri i positivi erano 26.831 con 201 mila test effettuati. Oggi ci sono stati 199 morti mentre ieri le vittime sono state 217. Secondo gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità ci sono undici (11) regioni e Province autonome da considerare a rischio elevato di una trasmissione non controllata e otto (8) sono classificate a rischio moderato con probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese. Del gruppo maggiormente in difficoltà fanno parte Abruzzo, Basilicata, Calabria, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Val d’Aosta, Veneto. A rischio moderato ci sono Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise,Umbria e nelle Province di Bolzano e Trento. Quindi l’Umbria è tra le otto regioni attualmente a rischio moderato ma “con probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese”. In poche parole le undici regioni a rischio elevato sono già in una fase dove è indicato il lockdown , una situazione che ” è compatibile con lo scenario 3 verso lo scenario 4″. Per Brusaferro in queste condizioni i cittadini devono restare a casa il più possibile, “è fondamentale che lo facciano”. Le Regioni , a loro volta, vengono invitate a considerare un tempestivo ” innalzamento delle misure di mitigazione nelle aree maggiormente affette in base al livello di rischio e sulla base delle linee di indirizzo”. C’è poi un altro rischio che non va sottovalutato e che emerge da un peggioramento nella qualità dei dati comunicati dalle regioni, sia se si valuta la tempestività che la completezza. ” Questo – afferma Brusaferro – può portare a una sottostima della velocità di trasmissione e del rischio”. Può significare che questa attività è ormai saltata. Si conferma, inoltre, l’incremento dell’infezione nell’ambito familiare/domiciliare (82,6% di tutti i focolai attivi), a cui si accompagnano focolai in ambito lavorativo (3,8%) e legati ad attività ricreative (2,5%). Sono in aumento i focolai in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambiente scolastico (sono il 3,8% di tutti i nuovi focolai). L’occupazione dei posti letto negli Ospedali è cresciuta e la tendenza è alla crescita, questo rappresenta un altro elemento di preoccupazione.