Corsa a vaccinare, prima di tutto Ospedali Covid-free: 7000 sanitari umbri aderiscono.
Partiti. Ieri in tutto il Paese, Umbria compresa, è scattata la vaccinazione contro il Covid. E’ stata la dottoressa Michela Cardamone, medico di uno dei team vaccinali della Asl 1, la prima in Umbria a ricevere il vaccino, somministrato dall’infermiera Stefania Cavinato dell’equipe vaccinale di Spoleto. Poi è stata la volta delle residenza protetta Santa Margherita di Perugia dove a ricevere le dosi sono stati i 17 ospiti e tre operatori. Un primo giorno simbolico ma importante perché l’indice di contagio nella nostra regione oscilla ancora troppo. Ecco perché vaccinare entro settembre il 70-80% degli italiani per liberarsi della minaccia del virus e tornare alla vita normale sfruttando il vantaggio dell’immunità di gregge resta l’obiettivo del governo. Da gennaio ci sarà un progressivo aumento delle somministrazioni, per avviare entro marzo-aprile la vera e propria vaccinazione di massa. Si potrà fare ? Tutto dipende dalle consegne delle aziende. Per adesso sono due i vaccini che hanno ricevuto l’autorizzazione dall’agenzia americana Fda: sono Pfizer-Biontech e Moderna. In Italia da gennaio arriveranno i quantitativi di dosi stabiliti dagli accordi europei, in proporzione agli abitanti: 202 milioni di dosi . Pfizer-Biontech farà invii bisettimanali fino a raggiungere un totale di 26 milioni di dosi. Il piano vaccinale previsto dal Ministero della Salute prevede che nel primo trimestre del 2021 si procederà a completare la campagna di profilassi sugli operatori sanitari per arrivare a ospedali Covid-free. In Umbria, assicura la direzione generale della sanità, già il 50% del personale sanitario ha aderito. Sono 15 mila circa i sanitari umbri, 12 mila hanno già avuto la lettera e al momento le adesioni sono state 7 mila. Per vaccinare il personale sanitario umbro serviranno due mesi anche perché c’è la necessità di scaglionare le operazioni. ” Pur non dando problemi – hanno riferito i vertici della nostra sanità – il vaccino va fatto con un pò di prudenza. Non vaccineremo tutto un reparto insieme ma procederemo con un cronoprogramma ben preciso per evitare possibili blocchi delle unità”. Contemporaneamente saranno vaccinati gli operatori e ospiti delle residenze per anziani che nella prima e seconda ondata sono state esposte al rischio di focolai. Appena dopo la Befana dovrebbe arrivare il via libera al vaccino dell’americana Moderna, basato sulla stessa tecnologia: richiede una temperatura più bassa , meno 20 gradi anziché meno 70, e risulterebbe più facilmente gestibile. Sono attese circa 11 milioni di dosi. Nel frattempo la campagna di immunizzazione sarà andata avanti includendo i pazienti con patologie croniche e gli anziani ultraottantenni, seguiti da 60-79 anni. Questa è la fase legata anche all’esito dell’atteso vaccino di AstraZeneca, sviluppato in parte dall’Irbm di Pomezia, dalla quale dovrebbe arrivare il quantitativo maggiore, oltre 40 milioni di dosi. Dopo risultati molto promettenti l’azienda anglo svedese ha avuto infatti una battuta d’arresto per il dosaggio utilizzato nella sperimentazione. Proprio ieri la multinazionale ha annunciato che già in settimana l’agenzia britannica del farmaco potrebbe dare l’autorizzazione. Questa è la corsa contro il tempo prevista dal governo per coprire entro settembre il 70-80% della popolazione e come abbiamo visto molto dipenderà dalle consegne delle aziende citate.