Crisi agricoltura: più mercato, più filiera e più cooperazione
I trattori in piazza in tutti i paesi europei e a Bruxelles stanno portando nei pensieri e nella bocca dei politici, dei media e dei cittadini del vecchio continente il tema, l’importanza, le problematiche del presente e del futuro del comparto primario.
“La crisi in atto ha radici profonde ed è stata aggravata pesantemente da due campagne agrarie rese drammatiche dai contesti ambientali e calamitosi che paiono irreversibili con i quali le imprese agricole stanno facendo i conti e ai quali la politica deve dare delle risposte a tutti i livelli”. Così esordisce il Presidente regionale di Confcooperative-Fedagripesca Massimo Sepiacci. “E’ assurdo che in Europa si possa pensare di perseguire obiettivi in chiave ecologica e ambientale indiscutibilmente importanti e strategici ma in maniera ideologica o senza valutare adeguatamente i tempi di attuazione e mitigare il loro impatto economico sulle imprese, così come minimizzare a livello nazionale tutto quanto sta succedendo alla sola reintroduzione dell’irpef agricola” prosegue Sepiacci. “Su questa partita probabilmente il Governo ha commesso un errore di lettura del contesto agendo sulla leva fiscale dopo una stagione pessima che ha abbracciato tutti i comparti primari in tutto il paese. In questo, le Associazioni del mondo agricolo, compresi noi della cooperazione, non abbiamo saputo essere incisivi nel far capire appieno alla politica la portata di quello che si stava facendo alla luce anche degli incrementi spropositati dei costi delle materie prime, dei mangimi, dell’energia, dei servizi agricoli e degli interessi bancari . Ma a nostro avviso questo è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.
“I numeri dicono che gran parte delle imprese agricole in genere e quelle umbre in particolare nell’ultimo decennio hanno di fatto coltivato i sussidi comunitari più che pensare a valorizzare i loro prodotti se è vero come è vero che i premi della PAC incidono quasi del 70% sul reddito agli agricoltori della nostra regione. Su questo fattore qualche attore della filiera ovviamente ci ha giocato e la cooperazione agricola sicuramente non ha saputo essere particolarmente performante come in altre regioni” dichiara il Direttore Regionale di Confcooperative-Fedagripesca Lorenzo Mariani. “In verità la risposta a tutto questo è e non può essere che una: più mercato, più filiera e più cooperazione”. “A nostro avviso – prosegue Mariani – le imprese agricole, agroalimentari con al loro fianco le Associazioni di rappresentanza non devono condurre una battaglia di retroguardia volta al solo mantenimento dello status quo ma devono concorrere a costruire insieme agli attori della grande distribuzione organizzata e della logistica un nuovo rapporto virtuoso e remunerativo per tutti condividendo certamente anche i rischi imprenditoriali ma anche i benefici. In questo nuovo scenario la cooperazione agricola con la propria forza aggregativa è uno strumento indispensabile in quanto nodo strategico di collegamento tra migliaia di aziende e i grandi player della distribuzione che in gran parte hanno la stessa matrice e gli stessi valori mutualistici”.
“L’Umbria può essere un territorio dal quale far partire un percorso innovativo di filiera tenendo conto del grande impatto della cooperazione agroalimentare che aggrega di fatto l’80% della chianina, il 90% del latte, il 40% del vino e dei cereali, il 90% del pesce ed altro” concludono Sepiacci e Mariani. “E’ evidente a tutti che nei territori dove è presente una cooperazione virtuosa, un mercato ricco e giusta remunerazione fondata sulla qualità dei prodotti e sul comune interesse con la distribuzione organizzata, gli agricoltori non sono scesi in piazza se non per questioni attinenti l’alleggerimento burocratico e il green deal: imprese che fanno reddito sono in grado di far fronte anche ad una pressione fiscale adeguata. E in questi territori come per esempio il Trentino, il Veneto la cooperazione ha saputo costruire una visione condivisa con agricoltori e GDO con lungimiranza, competenze manageriali e innovatività. In tutto questo riteniamo che la politica non debba ovviamente occuparsi direttamente di mercato, ma deve creare le condizioni giuste per favorire accordi di filiera remunerativi incentivandoli ed agendo virtuosamente sulla leva fiscale, prendendosi invece cura in maniera più intensa delle imprese che operano in territori più svantaggiati e montani per il presidio che esse garantiscono e per la loro resilienza. Questa è la ricetta che sottoporremo all’Assessore Roberto Morroni nel Tavolo Verde unitamente all’accelerazione ministeriale dell’iter di riconoscimento dello stato di crisi per alleggerire le imprese e consentire ad esse di beneficiare di moratorie sui mutui e sui contributi previdenziali”.