Il declino del centrodestra umbro dopo dieci anni dalla vittoria di Romizi. La foga propagandistica allontana i consensi
La debacle del centrodestra nei ballottaggi delle amministrative è molto più di un incidente di percorso. La colpa non può essere ascritta ad un destino cinico neppure attribuirla sempre a qualcuno. La realtà è che in Umbria, e a Perugia soprattutto, è iniziata una “nuova fase”. L’errore del centrodestra umbro è stato quello di ridurre temi rilevanti in insipidi slogan, banalizzandoli nella foga propagandistica, con il risultato di privarli di essenza e di sostanza. Nella superficialità si è consumato spesso il delirio di onnipotenza dei vertici delle istituzioni, a cominciare da quelli regionali. Basta pensare alla sanità, ridotta in una condizione mai vista in Umbria. Da cinque anni la Tesei governa la Regione e ancora questa mattina, non sapendo dopo sessanta mesi ancora dare risposte ai drammatici appelli di medici e pazienti, ha continuato in Consiglio regionale a cincischiare su vicende che competono ad altre autorità del Paese. Cita ancora concorsopoli e il Covid e parla di “enormi difficoltà ereditate”. Qualcuno dovrebbe spiegare alla governatrice, che ha perso anche il Comune di Montefalco, che il dileggio non porta consensi e fa perdere credibilità alle istituzioni. Lo sa bene la Tesei che prima di lei la sanità pubblica era un fiore all’occhiello a livello nazionale, veniva presa come punto di riferimento dal ministero della Salute e in Umbria arrivavano pazienti da altre regioni italiane. Dopo cinque anni di governo Tesei-Coletto la sanità pubblica sta vivendo una stagione drammatica costringendo i pazienti a rivolgersi a quella privata. Pochi giorni fa il Centro per la ricerca economica applicata in sanità ha certificato che il sistema sanitario umbro è posizionato nelle parti basse della classifica nazionale delle regioni per le performance sui servizi sanitari. Il centro per la ricerca economica applicata in sanità non è composto da comunisti o avversari politici ma dai migliori ricercatori e docenti universitari nei campi dell’economia, del diritto, dell’epidemiologia, dell’ingegneria biomedica del nostro Paese. Lo studio attribuisce all’Umbria addirittura il sestultimo posto nella classifica generale insieme ad alcune regioni del meridione. In politica, e qui sta l’errore dei dirigenti del centrodestra, i vertici delle istituzioni non vanno circondati di yes-man che o non si sono resi conto di quello stava avvenendo in Umbria (possibile) o che hanno nascosto ai capi (governatrice, sindaco, assessori) la verità al solo scopo di non contraddirli. Alla prima e vera prova di forza hanno dato una musata pazzesca. Margherita Scoccia, Paola Lungarotti e Francesca Mele sono semplicemente le vittime di questo sistema assurdo. Alla fine però chi esce peggio dalla musata di Perugia è il sindaco Andrea Romizi. Proprio colui che dieci anni fa è riuscito a trasformare un modesto centrodestra in una squadra vincente e a costruire un’anima che ha contagiato il resto dell’Umbria. Una trasformazione che riuscì anche a sdoganare molti dirigenti di quel centrodestra e che oggi ricoprono posti importanti in Italia e in Europa. Ora quel sindaco rischia di appendere gli scarpini al chiodo e di retrocedere da quel team da scudetto.