Il ricordo di Felice Gimondi a Ponte San Giovanni
PERUGIA – Tra gli appassionati di ciclismo, i redattori de “Il Castellaccio: periodico di vita paesana-attualità-cultura e sport” e gli appassionati di ciclismo di una certa età, è ancora vivo il ricordo di un giovane Felice Gimondi. Era il 1963 e il “Castellaccio” del 25 agosto dedicava ampio spazio al G.Premio Mignini di ciclismo in programma sulle strade umbre e arrivo a Ponte San Giovanni proprio il 25 di agosto, gara organizzata dal C.S.I. Mignini e dall’A.S. Ponte Vecchio. Era la seconda prova del campionato italiano dilettanti su un percorso di 192 kilometri con la salita di Casaglia (sterrata) da ripetersi due volte proprio negli ultimi kilometri di corsa. Gino Goti (direttore de Il Castellaccio) e i redattori Severo Ceppitelli, Alfonso Baglioni, Fausto Bastianelli avvicinarono i protagonisti nei locali dell’Hotel Giardino dove erano alloggiati la maggior parte dei corridori. C’era il fior fiore del dilettantismo: Vicentini, campione del mondo a Renaix in Francia, Dancelli, Mugnaini, Nencioli, Stefanoni, Grassi, Albonetti, Campagnari, Felice Gimondi e, degli umbri, il ponteggiano Comodi, Porti e Meschini: tutti dello squadrone Mignini-Ponte. Unanime il giudizio che sarebbero state le due ascese finali a Casaglia a determinare l’esito della corsa. Anche Felice Gimondi era di questo avviso dicendo che avrebbe fatto selezione, la salita e il fondo stradale sterrato e sconnesso facendo ipotesi anche sui rapporti con cui affrontare il dislivello: 46/24-46/25. Era la mia e la nostra prima intervista a personaggi che avrebbero avuto un futuro nel ciclismo. Più volte, nelle mie regie televisive, incontrai molti anni dopo Felice e lui si ricordava ancora di quel Gran Premio e di quella aspra salita. Un corridore serio, un uomo burbero ma simpatico, attento a tutto e soddisfatto di avere incontro il “cannibale” nel corso della sua carriera luminosa. Nel corso di una cena ci raccontò che lui la prima “pizza” l’aveva assaggiata, con voglia e curiosità, la sera stessa dopo aver disputato la sua ultima corsa.
Per la cronaca il G.P.Mignini del 1963, 2^ prova di campionato italiano dilettanti, fu vinto dal toscano Lotti come ricorda la memoria storica del ciclismo Paolo Chiavini che proprio alla vigilia della corsa curò, insieme al padre Umberto (lo stagnino), le operazioni di “punzonatura” delle biciclette : un momento particolare perché dava anche la possibilità agli sportivi di avere il contatto diretto con i corridori che dovevano condurre le proprie biciclette a questi delicati controlli. Oggi la “punzonatura” non è più prevista. Chissà se a Felice Gimondi, all’entrata in paradiso, hanno punzonato la sua vecchia bicicletta?