L’ Rt dell’Umbria si attesta a 1,07: resta rischio alto. Tracce di varianti nelle acque reflue
Scende leggermente l’ Rt dell’Umbria ma il rischio resta alto. L’ Rt della nostra Regione si attesta a 1,07, scende di un po’ rispetto ad una settimana fa. Un segnale di lievissimo miglioramento che però conferma un quadro generale di rischio alto. E’ l’esito del monitoraggio settimanale del Ministero della salute e Istituto Superiore di Sanità sull’andamento della pandemia nelle diverse regioni. A livello nazionale l’Rt si attesta a 0,99, come la settimana scorsa, ma in 10 regioni il valore supera la soglia di rischio. Aumenta il numero delle regioni classificate a rischio alto: Abruzzo, Lombardia, Marche, Piemonte e Umbria. Mentre diminuisce il numero di quelle classificate a rischio moderato o basso. In poche parole, c’è scritto nel documento trasmesso al Ministero della Salute, “c’è una chiara accelerazione nell’aumento dell’incidenza nazionale”. L’incidenza dei casi sale in Italia a 145,16 per 100 mila abitanti contro 135,46 per 100 mila abitanti della scorsa settimana e si allontana ancora da livelli (50 per 100 mila) che permetterebbero l’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Con questo quadro l’Umbria non beneficerà di nessun cambio di colore, anche se l’ultima parola spetterà al ministro Speranza e alla governatrice Tesei. C’è, infatti, un passaggio molto netto nel documento approvato questa mattina dall’Istituto Superiore di Sanità e dagli esperti del Ministero della Salute: ” Alla luce dell’aumento della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità e del chiaro trend in aumento dell’incidenza su tutto il territorio sono necessarie ulteriori urgenti misure di mitigazione sul territorio nazionale e puntuali interventi di contenimento nelle aree a maggiore diffusione per evitare un rapido sovraccarico dei servizi sanitari”. In poche parole è fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non ” siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile”. Per almeno un’altra settimana è assai probabile, quindi, che gli umbri dovranno continuare a vivere “blindati” anche perché i dati di oggi confermano un tasso di positività totale del 5,3% (ieri 4,2) e dell’ 8,9 sui soli tamponi molecolari ( ieri era del 7,3). Per di più in alcune zone della provincia di Perugia circolano ormai solo le due varianti, inglese e brasiliana, mentre su Terni si registra ancora la prevalenza di quella di marzo 2020 anche se stanno via via prevalendo sempre più le altre due. Del resto su 176 campioni sequenziati relativi al 10 febbraio, in 95 c’è la variante brasiliana, quella inglese su 52. Negli altri 29 sono presenti microvarianti. C’è , inoltre, una novità che confermerebbe la presenza delle varianti al Covid in Umbria: mutazioni tipiche delle varianti brasiliana e inglese sarebbero presenti nelle acque reflue raccolte a Perugia dal 5 all’8 febbraio. Tracce che sarebbero emerse dalle analisi delle acque di scarico raccolte in fognatura prima dei trattamenti di depurazione.