La curva pandemica torna a correre ma in Umbria si decide di chiudere le Usca
Una scelta difficile da spiegare, soprattutto alla luce dei dati che arrivano ogni giorno. Mentre continua il peggioramento degli indicatori che conferma una fase epidemica acuta, l’Umbria ha deciso di sopprimere il servizio delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) per l’assistenza dei pazienti Covid. ” Piuttosto che predisporre un percorso di accompagnamento o una proroga la Regione ha deciso di chiudere il servizio senza proporre nient’altro e anzi , nascondendosi dietro alle normative, a differenza di quanto fatto anche da altre regioni come l’Emilia Romagna”, così il consigliere regionale del Pd, Tommaso Bori. Da nove giorni, infatti, l’assistenza domiciliare dei pazienti affetti da Covid è stata “soppressa e non sostituita”, una scelta ” di una gravità inaudita che non può essere accettata, tanto più in una fase in cui il Covid è tornato a mordere”, aggiunge Bori. Per questo nel prossimo consiglio regionale (previsto per martedì prossimo), fa sapere il capogruppo del Pd a Palazzo Cesaroni, Simona Meloni, proporremo ” un ordine del giorno affinché la giunta regionale sia chiamata a riconsiderare la scelta della chiusura delle Usca, e, conseguentemente, a stabilirne la proroga fino a fine anno. Al di là degli schieramenti politici, per chi ha un minimo di buon senso, il ripristino delle Usca è la sola cosa da fare prima che la situazione sfugga definitivamente di mano”. Tra l’altro proprio in questi giorni cresce l’attenzione degli esperti sugli ospedali, si monitorano attentamente i reparti ordinari e le terapie intensive. Se la pressione sulle terapie intensive in Umbria è ancora contenuta (4,7% dei posti occupati da pazienti Covid, comunque seconda pressione più alta in Italia dopo il 5,3% della Calabria) nei reparti ordinari la situazione è assai più preoccupante. Infatti, l’Umbria è la regione con la più alta percentuale di posti letto occupati da positivi: il 31,3%. Un dato da non sottovalutare, non solo perché è il peggiore del nostro Paese, il timore è che l’altissima circolazione del virus , combinata con la vita sociale estiva, possa peggiorare rapidamente il quadro attuale. Di fronte ad una situazione di questo tipo, ricordano i medici di famiglia, chiudere le Usca è sbagliato perché salterà il monitoraggio dei pazienti a domicilio con la conseguenza che molti malati Covid dovranno ricorrere al ricovero e non potranno essere dimessi se non quando si saranno negativizzati. Con il rischio che i reparti ospedalieri entreranno in grave sofferenza.