Le infezioni continuano a crescere in Umbria ma l’ondata invernale non mette paura
Continua a crescere il numero di pazienti Covid ricoverati negli ospedali dell’Umbria: questa mattina – martedì 11 ottobre 2022 – sono 178, più quattro rispetto a ieri. Scendono invece a uno, da cinque, i posti occupati nelle terapie intensive e non si registrano nuovi decessi. Sempre nelle ultime 24 ore sono stati registrati 1.202 nuovi casi e 981 guariti. Gli attualmente positivi salgono così a 8.189, più 221 rispetto a ieri. Sono stati analizzati 5.829 tamponi, tra molecolari e test antigenici, con un tasso di positività del 20,6%, stabile rispetto al 20,7% dello stesso giorno della settimana scorsa. Nell’ultima settimana – 3/10 ottobre – le infezioni sono cresciute così come i ricoveri rispetto alla settimana precedente, nella quale si erano già manifestati incrementi. Tra l’altro, questi numeri da soli non dicono molto, sono largamente sottostimati perché i tamponi eseguiti sono pochi e di molti in autodiagnosi non ne conosciamo l’esito. Gli esperti temono che nelle prossime settimane si possa innescare una ondata invernale dovuta alla presenza , qua e là nel mondo, di varianti del virus , figlie più o meno legittime di Omicron, iper-trasmissibili e resistenti agli anticorpi neutralizzanti generati dall’infezione o dalla vaccinazione contro Omicron. Gli stessi esperti però sembrano convenire su una cosa: la nuova eventuale ondata , quale che siano durata ed intensità, non avrà niente a che vedere con quello che abbiamo patito nei due anni trascorsi. Resta però un problema: anche in Umbria sono pochi coloro che hanno completato il ciclo primario con la dose booster del vecchio vaccino. Per questo andrebbero incoraggiati a fare il booster con il nuovo vaccino. In conclusione, la nuova possibile ondata, quale che essa sia, una coda invernale di Omicron BA.4/5 o qualcosa di più robusto collegato all’emergenza di una nuova variante del gruppo Omicron, non dovrebbe costituire, salvo sorprese sempre possibili con questo virus, un fattore di particolare preoccupazione nel contesto dell’immunità già raggiunta nella popolazione. Resta il problema della bassa e transiente capacità di tutti gli attuali vaccini di bloccare l’infezione e la trasmissione del virus. Decisivi sarebbero i vaccini di seconda generazione, formulati con più componenti virali oltre alla proteina spike e a somministrazione mucosale (nasale oppure orale). Solo con questi potremmo forse mettere una pietra sopra il perfido coronato.