Meloni e Bori, sanità Umbria in crisi: squilibrio finanziario da 60 milioni e 80 mila prestazioni non erogate

La capogruppo del Partito democratico del Consiglio regionale dell’Umbria e il vice presidente della Commissione regionale Sanità, Tommaso Bori, esprimono “forte preoccupazione per la reiterata situazione di stallo e sofferenza in cui versa la sanità umbra”. Ma c’è di più: ” Nonostante le tante mancanze e le inefficienze registrate in questi mesi a tutti i livelli e su tutto il territorio umbro, chi ha in mano le leve della sanità è riuscito a produrre uno squilibrio da 60 milioni di euro per le spese extra Covid non rimborsate alla Regione dal Governo a causa della mancanza di coerenza e trasparenza sugli investimenti fatti”, sostengono Simona Meloni e Tommaso Bori.  “Questa paradossale situazione – aggiungono Meloni e Bori – rappresenta un limite strutturale che sta pregiudicando lo sviluppo futuro della sanità umbra impedendo, di fatto, le assunzioni promesse e gli investimenti sulla sanità ospedaliera e territoriale. Quanto hanno denunciato i sindacati in questi giorni ovvero la mancanza di un confronto vero, a partire dal nuovo Piano socio-sanitario, ha finito per condizionare in negativo anche le scelte che sono state compiute nell’ambito degli investimenti previsti dal Pnrr per l’edilizia sanitaria e, in particolare, per la realizzazione delle case e degli ospedali di comunità. A tal proposito riteniamo grave che sul Piano strategico consegnato al ministero della Sanità, sia l’assemblea legislativa che le commissioni competenti, siano state tagliate fuori da ogni tipo di confronto democratico, svilendo il livello della rappresentanza e delle funzioni di indirizzo o controllo. In questo quadro le tardive valutazioni e le mancate scelte sui direttori della sanità certificano una situazione di stallo che mortifica ulteriormente il lavoro degli operatori della sanità ormai allo stremo, impediscono di fare scelte in coerenza con le aspettative dei cittadini e il recupero di uno standard accettabile di assistenza ospedaliera e territoriale – concludono Meloni e Bori – a partire dalle 80.000 prestazioni specialistiche e diagnostiche non erogate in questi mesi”.