Ndrangheta a Perugia, sentenza storica: 30 condanne per associazione mafiosa, 270 anni di carcere

Una sentenza storica che conferma la presenza della Ndrangheta in Umbria e il rischio di infiltrazione nell’economia del capoluogo umbro. Il processo “Quarto passo” si conclude con una sentenza che non lascia dubbi: a Perugia era stata messa in piedi una “associazione a delinquere con finalità mafiose”. Un intreccio di relazioni e affari ramificati sul territorio, una articolazione mafiosa impegnata in attività commerciali e un’azione di infiltrazioni criminali nel tessuto economico della Regione. Trentuno imputati condannati su cinquantuno per un totale di 277 anni di reclusione, meno di quanto richiesto dall’accusa (365 anni), comunque tanti e significativi. A dieci anni dagli arresti è arrivata la sentenza di primo grado: Salvatore Facente condannato a 13 anni e 5 mesi di reclusione, Cataldo Ceravolo condannato a 28 anni e 8 mesi di reclusione, Mario Campiso condannato a 14 anni e 5 mesi, Cataldino Campiso a 14 anni e 8 mesi, Antonio Lombardo a 13 anni e 10 mesi, Luigi Orlando a 12 anni,  Cataldo De Dio a 27 anni,  Natalino Paletta a 15 anni,  Nicodemo Blefari a 10 anni e 2 mesi, Soliman Adbelsamad (detto Stefano) a 6 anni,  Luigi Marino a 10 anni, Giuseppe Gentili a 6 anni e 1 mese, Angelo Maese a 6 anni e 1 mese,  Gennaro Cavallo a 7 anni e 6 mesi, Immacolata Pariota a 4 anni,  Vincenzo Martino a 12 anni e 4 mesi,  Francesco Manica  a 4 anni,  Lyte a 6 anni e 6 mesi, Istrefi a 7 anni, Verducci a 8 anni e 5 mesi,  Pellegrino a 8 anni, Murgi a 5 anni, Brunetti a 3 anni, Pignola a 5 anni, Vetrescu Larisa 4 anni, Celanji a 7 anni. Il Tribunale ha disposto inoltre i risarcimenti alle parti civili: 5o mila euro ciascuno a Comune di Perugia e Regione Umbria, 10 mila euro all’associazione Caponnetto, 10 mila euro alla Cgil, 10 mila euro all’associazione Verità vive, 10 mila euro all’associazione Libera, 10 mila euro alla associazione Cittadinanzattiva.