Operazione anti terrorismo, espulso da Perugia tunisino: aveva giurato fedeltà al sedicente “Stato islamico”
La Questura di Perugia ha espulso, con provvedimento del Ministero dell’Interno, un tunisino regolarmente residente nella provincia di Perugia. Una decisione presa per motivi di prevenzione del terrorismo. L’indagine è stata condotta dalla Sezione antiterrorismo della digos e dal Compartimento di polizia postale per l’Umbria, coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo umbro e dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione- Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo esterno. Dagli accertamenti è emerso che il tunisino era attestato su posizioni religiose radicali ed estremamente attivo sul web, in particolare su Facebook. Gli investigatori riferiscono che ha quindi condiviso e diffuso numerosi post, sia pubblici sia privati, con immagini di esaltazione del martirio e contenuti di propaganda dei principi dell’autoproclamato ” Stato islamico”, nonché messaggi giustificativi degli attentati rivendicati dalla stessa organizzazione terroristica recanti frasi e immagini di propaganda di altre milizie Jihadiste , pubblicazione di nasheed Jihadiste e commenti su profili, nonché apposizione di “like” a video e testi che esaltano formazioni terroristiche islamiche. In particolare, le attività svolte hanno consentito di documentare “inequivocabili ” manifestazioni di adesione al sedicente “Stato islamico” quali, ad esempio, il ” giuramento di fedeltà lealtà ed ubbidienza ad Abu Bakr Al-Baghdadi” e l’uso costante dello slogan ” persistente e in espansione”, diffuso tra i sostenitori di Daesh ( sigla di Al dawla al islamiya fi al Iraq wal Sham – Stato islamico dell’Iraq e del Levante), che allude alla forza espansionistica dell’organizzazione terroristica capace di superare i confini territoriali di origine. Dall’indagine è anche emerso che lo straniero era un ” assiduo frequentatore” del luogo di culto islamico di Ponte Felcino, a Perugia, noto per l’arresto, avvenuto nel 2007, dell’allora imam Korchi El Mostapha e di altri due marocchini, condannati con sentenza passata in giudicato, per la prima volta in Italia, per il reato ” di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale “.