Perugia, l’assessore Tuteri attacca il piano sanitario regionale: “Logiche burocratiche”
PERUGIA – “Il Piano Sanitario Regionale 2019/2021 continua, sulla falsariga dei precedenti, a disattendere il mandato istituzionale su cui si basa il diritto alla salute, il rapporto di fiducia tra medico e paziente. Per questo mi sento di dire che io non ci sto, perché ritengo che debba essere proprio il rapporto medico-paziente l’elemento fondante del sistema sanitario regionale, il resto sono sovrastrutture.”
Con queste parole il Vice Sindaco e assessore alla salute del Comune di Perugia, Gianluca Tuteri è intervenuto sul nuovo Piano presentato ieri a Villa Umbra dalla Regione.
“Avrei auspicato –prosegue Tuteri- un piano sanitario fondato sulla consapevolezza dei diritti del malato e sulla dedizione e la ricerca dell’eccellenza professionale del medico. Invece, mi sembra che le difficoltà economiche, così come il prevalere di logiche burocratiche e politico-gestionali portino ancora una volta fuori strada. Purtroppo, sempre più spesso, medici e infermieri sono costretti a diventare meri esecutori di atti e mansioni che poco o niente hanno a che fare con la salute del malato e che, anzi, espropriano il malato stesso dalla centralità che dovrebbe avere.”
Con riferimento, infine, allo spostamento della Guardia medica al Pronto soccorso, riportato da alcuni organi di stampa, Tuteri aggiunge: “Sono contento di vedere che questa mia idea, portata avanti da mesi dall’amministrazione comunale in tutti i tavoli istituzionali, sia con la Regione che con l’Azienda ospedaliera di Perugia, sia stata ben accolta e fatta propria. Sono sempre stato convinto che la localizzazione attuale della Guardia medica in via della Pallotta non sia idonea, sia per quanto riguarda l’incolumità del personale che vi lavora, sia per l’inadeguatezza della struttura, che rende difficile anche un’appropriata azione clinica. Lo spostamento al Pronto Soccorso –prosegue Tuteri- comporterebbe invece una riduzione dei codici bianchi al PS, con conseguente riduzione dei tempi di attesa, una migliore qualità del lavoro clinico del servizio, che a sua volta comporterebbe anche la diminuzione della percentuale di ricoverati dopo l’accesso al Pronto Soccorso stesso.”