Perugia, nell’ultimo anno oltre 30% richieste in più giunte alla Caritas
La Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, a fine 2020, traccia un “primo bilancio” di un anno molto difficile a seguito dell’emergenza sanitaria in corso, anticipando alcune considerazioni-inviti per il costante aumento di richieste di aiuto, un trend che continuerà nel 2021. Si tratta di un’emergenza sociale a cui non possono non rispondere adeguatamente e celermente le Istituzioni nazionali e locali preposte alle politiche del Welfare. Le richieste di aiuto pervenute al Centro di ascolto diocesano della Caritas, che hanno visto un incremento di oltre il 30% nell’ultimo anno, riguardano, prevalentemente, i delicati ambiti abitativo, occupazionale e sanitario.
Più italiani in difficoltà. A tracciare questo “bilancio” è l’assistente sociale Silvia Bagnarelli, responsabile del Centro di ascolto diocesano. «L’anno che sta per terminare è stato difficile e doloroso per tutti – sottolinea –, specialmente per chi già viveva in condizioni di disagio economico e precarietà. Pur senza dati definitivi possiamo stimare un considerevole aumento degli accessi al Centro di ascolto diocesano: da 11 incontri in media al giorno nel 2019 siamo passati a circa 20 nel 2020 (aumento rilevato tra marzo-aprile-maggio e settembre-ottobre-novembre). Dopo la fase più acuta dell’emergenza, le richieste sono rallentate, presumibilmente per l’erogazione dei “ristori” e dei “bonus” statali. Da settembre l’afflusso si è nuovamente intensificato in parte con l’inizio delle scuole, per l’evidente peso economico sulle famiglie, e in parte per le restrizioni sul mercato del lavoro. È mutata anche la tipologia dei richiedenti, con un aumento delle famiglie italiane in difficoltà, delle persone sole, degli anziani, degli studenti universitari stranieri e fuorisede, colpiti duramente non solo dal risvolto economico, ma anche dalla solitudine e dall’assenza di punti di riferimento».
L’ascolto in primis. «Dalle richieste pervenute – spiega la responsabile Caritas – si evidenzia la multiproblematicità della condizione dei singoli e delle famiglie. Tra le richieste, l’ascolto riveste una posizione importante: il perdurare dell’emergenza ha generato smarrimento, ansie, preoccupazioni, isolamento e paure. Per questo si è scelto di rimanere regolarmente aperti rispettando le norme anti-contagio da Covid. Si è potenziato anche l’ascolto telefonico (con il numero mobile 389.8944509) per chi non può o non vuole uscire di casa».
Bisogni alimentari e sanitari. «Al sostegno ai bisogni alimentari e di generi di prima necessità si è provveduto attraverso gli “Empori della Solidarietà”, anche recapitando a domicilio i prodotti richiesti (soprattutto per chi si trovava in isolamento contumaciale causa positività al Covid)». Inoltre, «farmaci, visite specialistiche ed esami clinici, sono stati assicurati in séguito ai rallentamenti nell’accesso al sistema della Sanità pubblica per le patologie diverse dal Covid». Mentre «un aiuto economico è stato concesso per il pagamento di affitti e utenze domestiche; aiuto reso necessario dalle molteplici ragioni di difficoltà nell’erogazione dei benefici disposti dai vari DPCM».
Adotta un affitto. «C’è il timore che nel primo semestre 2021 questa condizione diventi comune a molte famiglie – sostiene Silvia Bagnarelli –, pertanto si è lanciata per l’Avvento l’iniziativa “Adotta un affitto”, che richiama alla responsabilità di tutti nei confronti di chi si trovi a dover fare questa scelta».
Sostegno per la DAD. «Oltre alle spese della casa, ci viene chiesto sostegno per le spese scolastiche; la DAD (didattica a distanza) ha creato una barriera educativa: sono state supportate alcune famiglie recuperando dispositivi, contribuendo al pagamento dell’utenza internet, stampando quotidianamente i compiti e fornendo assistenza. La novità, dettata dai tempi, riguarda le numerose richieste arrivate per aiutare ad effettuare attraverso il computer e online le domande per “bonus” e “sussidi” statali, per mandare e-mail e scansionare documenti».
Richieste di orientamento. «Ancora più del solito, è stata forte la richiesta di orientamento, tra le tante misure messe a disposizione, e tra le varie associazioni fornitrici di servizi, e di informazioni sulle disposizioni di contrasto dell’emergenza sanitaria, e sul corretto uso dei dispositivi di protezione. In questo ambito è venuto un supporto da Caritas Italiana, che ci ha aiutato ad orientare le persone in un momento di grande incertezza. Tutte le risposte che sono state fornite – osserva l’assistente sociale – sono nate da un attento ascolto di ogni persona con l’obiettivo di rispettarne il vissuto e di progettare un percorso anche nel medio e lungo termine. Una persona alla volta, una storia alla volta, cercando collaborazione dalle realtà del territorio».
Occorre fare rete. «In questo contesto, il servizio Caritas diviene frenetico e richiede un impegno intenso da parte di operatori, volontari e collaboratori. Per il prossimo anno, le preoccupazioni sono serie e si è elaborata una consapevolezza: da soli non ce la faremo, c’è bisogno di creare una rete efficiente, una sinergia basata su un comune senso di responsabilità. Occorre – afferma la responsabile Caritas – che Istituzioni pubbliche, associazioni del terzo settore, la cittadinanza e l’intera comunità mettano a disposizione in modo coordinato le proprie peculiarità con l’obiettivo di favorire l’uscita dallo stato di bisogno, e il conseguimento di una nuova autonomia. Si impone un progetto di aiuto condiviso, che veda la persona in difficoltà come motore del cambiamento, con un ruolo attivo e fondamentale per ritrovare l’autonomia. In primo luogo, tale progetto richiede la condivisione dell’accesso e dello scambio di dati e di informazioni, sia in termini di valutazione sul singolo caso, sia in termini di progettualità».
Fratelli tutti. «La Caritas – conclude Silvia Bagnarelli – rinnova l’impegno alla collaborazione fattiva e alla progettazione con gli enti e le associazioni del territorio, mettendo a disposizione risorse e professionalità in ottica di rete, pur rimanendo fedeli alla propria natura. Questo renderà possibile rialzarsi dall’emergenza in corso in tempi ragionevoli e valorizzando l’unicità di ogni persona, come ci ricorda papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti: “Prendiamoci cura della fragilità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni bambino e di ogni anziano, con quell’atteggiamento solidale e attento, l’atteggiamento di prossimità del buon samaritano”».
Le considerazioni di un economista. Il coordinatore dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e l’inclusione sociale, l’economista Pierluigi Grasselli, ritiene appropriata la richiesta-invito della responsabile del Centro di ascolto della Caritas diocesana, quella «di una più organica e coordinata collaborazione tra gli Attori sociali, pubblici e privati, impegnati sul nostro territorio in tale contrasto». Il prof. Grasselli ricorda che «tra le esigenze maggiormente richiamate dai direttori delle Caritas diocesane, in un recente focus nazionale promosso dalla Caritas Italiana, risultino il superamento dell’assistenzialismo dominante e il sostegno alle reti territoriali, anche composte da soggetti nuovi (istituzioni, imprese, associazioni)».
Le considerazioni di un sacerdote. «Oggi tendere la mano al povero – commenta don Marco Briziarelli, direttore della Caritas perugino-pievese –, significa mettere il povero al centro, costruire percorsi in sinergia capaci di rialzare e far tornare a camminare il fratello in difficoltà. Siamo chiamati ad essere samaritani, samaritani capaci di fermarsi di fronte alle sofferenze in cui tanti fratelli, sorelle e famiglie si trovano e guardarle come un’occasione, non come un problema; un’occasione per sentici fratelli tutti, un’occasione per mettere al centro la persona come un dono, un’occasione per rompere gli schemi dell’individualismo e delle bandiere, un’occasione per mettere al centro il bene comune. Ognuno è chiamato responsabilmente a fare la sua parte, senza deleghe, con la certezza che evangelicamente parlando i poveri li avremo sempre con noi, ma farà la differenza il modo in cui li avremo o non li avremo amati».