Sir Safety Conad Perugia: le storie del trionfo di Bologna
La Del Monte®Coppa Italia, dopo due anni, torna a Perugia! Anzi, è già al suo posto da stamattina nella bacheca societaria accanto agli altri trofei conquistati negli ultimi anni dalla Sir Safety Conad Perugia.
La Final Four del fine settimana appena trascorso, culminata con la vittoria di ieri in finale con Trento, è stata un grande spettacolo di pallavolo ed anche un condensato di emozioni.
Impossibile non parlare di quelle di Oleh Plotnytskyi, ragazzo ucraino dal cuore ferito in questo terribile periodo storico per il suo Paese, visibilmente commosso sabato durante il proprio inno nazionale che la Lega Pallavolo Serie A ha giustamente voluto echeggiasse alla Unipol Arena prima della seminale con Piacenza e visibilmente commosso ieri quando, davanti al suo pubblico, sventolava la bandiera ucraina.
Altre storie escono fuori dalla Final Four, chiaramente e fortunatamente diverse. Storie che portano alla luce emozioni tangibili. Della vittoria della Coppa Italia si è parlato già in mille modi, questo è un altro. Per certi aspetti diverso, ma bellissimo.
C’è la storia di Wilfredo Leon, campionissimo del volley mondiale che ieri ha alzato al cielo il suo primo trofeo da capitano.
“Portiamo a casa la coppa, sono molto contento e la regaliamo ai nostri tifosi ed alla città. È stata una bella finale, una bella prova della squadra, abbiamo tenuto duro nelle difficoltà. Ringrazio Dio, è stato un onore per me alzare la coppa da capitano”.
C’è la storia di Sebastian Solè, quattro finali di Coppa Italia giocate fino a ieri e tutte perse. Adesso la coppa in braccio ce l’ha lui.
“È incredibile, l’ho sognata tanto questa Coppa Italia dopo aver giocato tante finali senza mai vincere. Stavolta ce l’abbiamo fatta, la squadra l’ha meritata. Non è stata affatto facile, abbiamo faticato dando tutto. La dedico ai tifosi, alla gente, alla città, alla società ed alla mia famiglia che ringrazio. Ora ce la godiamo un po’ poi torniamo al lavoro perché abbiamo altri obiettivi”.
C’è la storia di Simone Giannelli, anche lui alla ricerca della sua prima Coppa Italia e uomo dell’ultimo punto dopo quello che, alcuni mesi fa, gli era stato tolto da un fischio arbitrale nella finale degli Europei.
“L’ultimo punto? Non ne potevo più, non cadeva mai. Ho avuto fortuna, la palla è andata in terra e sono felice. Vincere la Coppa Italia è molto difficile, lo abbiamo fatto con una partita di alto livello contro un avversario molto forte che sta giocando bene. Come spesso succede, la finale è stata anche una partita di nervi. Di fronte c’erano due squadre forti e spesso le sorti si decidono per piccoli dettagli. Noi siamo stati bravi a rimanere tranquilli, a resistere tutti insieme come avevamo fatto anche in semifinale con Piacenza. Per un giorno ci godiamo il titolo, poi testa sul campionato e sulla Champions”.
C’è la storia di Mengozzi, trentasette anni tra due mesi, una lunga carriera alle spalle, la prima finale importante in campo, 11 punti con il 100% in primo tempo e 3 muri vincenti contro Trento.
“Sono molto emozionato, per me è la realizzazione di un sogno, non poteva andare in modo migliore, il primo trofeo non lo scorderò mai. Questa Coppa Italia era un banco di prova per noi. Stiamo lavorando forte da inizio stagione, la Final Four era un po’ come un gran premio della montagna. Sappiamo che il proseguo sarà ancora più difficile, ma questa vittoria ci deve dare consapevolezza per continuare a lavorare come stiamo facendo da settembre”.
C’è infine la storia di Nikola Grbic. Il primo titolo in Italia da capo allenatore, dopo una carriera da giocatore costellata di trionfi, ha una dedica decisamente speciale.
“Dedico la Coppa Italia a mia moglie. Nel corso degli anni ho capito quanto lei è stata importante, sempre lì accanto a me per farmi stare tranquillo e per permettermi di poter lavorare nel migliore dei modi. In questa vittoria c’è molto merito suo”.